mercoledì 22 aprile 2015

Grazia Abbondante

Una domenica predicavo in una chiesa frequentata da persone di ceto elevato e, quando ebbi terminato, dissi: "Se vi sono alcuni che desiderano rimanere per parlare con me, sarò lieto di intrattenermi con loro". Tutti si alzarono e se ne andarono per i fatti loro. Quando stavo per uscire, vidi un uomo in piedi dietro una colonna. Era mal vestito e piangeva amaramente. Gli dissi: "Amico mio, che avete?". Rispose: "Mi avete detto questa sera che posso essere salvato, che la grazia di Dio potrebbe giungere fino a me. Mi avete detto che non esiste un uomo cattivo al punto che la grazia di Dio non lo possa raggiungere". Dopo un po' aggiunse: "Sono senza famiglia; ho sprecato un'enorme somma di denaro nei vizi ed ho persino venduto le mie ultime cose per un po' di vino. Ma se vi è speranza per un misero peccatore come me, vorrei essere salvato". Fu una vera gioia parlare con quell'uomo. Non osavo offrigli denaro per paura che andasse a bere; ma gli trovai un letto per quella notte, mi interessai di lui, gli diedi dei vestiti. Sei mesi dopo, quando lasciai Chicago per recarmi in Europa, quell'uomo era un cristiano fedele ed operoso. Il Signore l'aveva benedetto in un modo straordinario ed egli era diventato un uomo sobrio e capace. La grazia di Dio può salvare uomini del genere, se soltanto si vogliono ravvedere. Non importa quanto uno sia caduto in basso; la grazia di Dio lo può lavare da ogni peccato e dargli un posto tra i salvati. Quanto più l'uomo è peccatore, tanto più abbonda la grazia di Dio. Non esiste un uomo al quale la grazia di Dio non darà vittoria, se egli la vuole accettare.


Trascritta da La Manna Francesco
Storie di Fede Vissute
D. L. Moody


lunedì 20 aprile 2015

Che significa seguire Gesù?

Al tempo della grande depressione americana il pastore Enrico Maxwell stava preparando il sermone per la domenica seguente. Egli era piuttosto nervoso, poiché lo avevano interrotto più volte e non trovava la via della conclusione. "Maria", disse alla moglie dopo l'ultima interruzione. "Se viene ancora qualcuno, fammi il piacere di dirgli che sono molto occupato e non posso ricevere se non per casi urgenti". "Sì, Enrico, ma io vado all'asilo, è il mio turno d'ispezione e tu rimarrai solo in casa" rispose la moglie. Il pastore salì nel suo studio e si chiuse l'uscio alle spalle. Riprese a scrivere il testo, di Pietro che diceva: "A questo siete stati chiamati; poiché Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme" (I Pietro 2:26). Era giunto finalmente al terzo ed ultimo punto: il dovere di seguir Gesù nel Suo sacrificio e nel suo esempio. Aveva scritto: "Orme": quali sono?" e stava per elencarle in ordine logico, quando il campanello suonò con violenza. Enrico Maxwell rimase seduto e aggrottò le sopracciglia, senza accennare a voler rispondere alla chiamata. Un momento dopo, suonò di nuovo; il pastore si mosse e andò alla finestra prospiciente la strada. Sulla soglia stava un uomo: sembrava giovane ed era molto magro e mal vestito. "Sarà un vagabondo", mormorò. Scese e... senza concludere la frase andò ad aprire. I due uomini si guardarono in faccia in silenzio: fu il visitatore che parlò per primo. "Sono alla ricerca di lavoro e credo che forse voi potreste aiutarmi a trovare un posto". "Non saprei cosa suggerirvi. Le richieste sono scarse" rispose il pastore, socchiudendo la porta. "Ma forse, insisté il giovane, sgualcendo nervosamente fra le mani il suo logoro cappello. Potreste darmi un biglietto di raccomandazione per la società tranviaria... o per il direttore dei magazzini generali... o per qualche altra ditta?" "Sarebbe inutile!" replicò il pastore. "Scusatemi, sono molto occupato questa mattina: spero possiate trovare qualche cosa; mi rincresce di non potervi dare lavoro in casa mia, ma non ho che un cavallo e una mucca e me la sbrigo da solo". Il pastore chiuse la porta mentre lo straniero scendeva lentamente le scale. Rientrato nello studio, si affacciò alla finestra e vide che il giovane si allontanava a capo chino, continuando ad agitare fra le mani il vecchio cappello. C'era un non so che di languido, di triste. C'era un tale senso di abbandono in quella figura, che il pastore lo fissò con tristezza per alcuni momenti, prima di rimettersi al lavoro. Più tardi mentre pranzava con sua moglie, tra una parola e l'altra la signora Maxwell disse al marito: "Oggi sono stata con la signora Brown a visitare la scuola e subito dopo la ricreazione, mentre i bimbi erano tutti a posto, si è aperta la porta ed è apparso un giovanotto mal vestito, con un cappello mezzo lacerato fra le mani. Si è seduto presso la porta, non ha detto una parola ed è restato a guardare i bambini. Sembrava un vagabondo; le insegnanti ed io siamo rimaste un po' sconcertate; ma egli se ne stava tranquillo e alla fine se n'è andato per i fatti suoi". "Che sia lo stesso che è venuto qui? Hai detto era mal vestito? chiese il pastore: Sì, molto magro, mal vestito, un vagabondo... Poteva avere al massimo 25 anni". Replicò la moglie. "E' lui", soggiunse il pastore Maxwell, è venuto anche da noi dopo che sei uscita stamane, cercava lavoro e gli ho detto che sono tempi difficili questi... "hai finito il sermone, Enrico?" interruppe  la moglie. "Sì", rispose Maxwell. "E qual'è l'argomento?" chiese la moglie. "Seguire Gesù" rispose il pastore. "Spero proprio che non piova domenica. La gente non vuol venire e non verrà in chiesa se non col bel tempo" disse il pastore. La prima chiesa di Raymond, era la chiesa più importante ma, era anche una chiesa piena di persone influenti della città. C'era, Edoardo Norman, il redattore del giornale di Raymond. Alessandro Power, il direttore dei Magazzini delle Ferrovie, Donaldo Marsh, preside del liceo Lincon, Milton Wright, uno dei più famosi commercialisti di Raymond. Il chirurgo e Dr. West, Gaspare Chase il romanziere famoso, Virginia Page, la ragazza alla quale la morte del padre le aveva portato un patrimonio di un milione di dollari. Il pastore Maxwell teneva tanto alla sua chiesa, e concentrava su di lei ogni sforzo. Anche la chiesa era contenta del pastore che aveva. Quella domenica mattina, era una giornata splendida, piena di sole, senza neanche una nuvola in cielo, la chiesa era gremita. Erano quasi le 12:00, quando il pastore Maxwell aveva terminato il suo sermone e si accomodava su di una sedia, mentre il coro stava iniziando ad intonare un cantico. Quando la congregazione intera fu scossa da una voce che risuonò dal fondo del tempio, laggiù, tra le ultime panche. Un momento dopo un uomo avanzava verso il centro della navata. Prima che gli astanti, sbigottiti, comprendessero di che si trattava, egli giunse presso il pulpito, qui sostò, volgendo lo sguardo all'assemblea: "Mi sono chiesto, da quando sono venuto qua dentro, se mi sarebbe consentito una parola, alla fine di questo culto. Non sono ubriaco, non sono matto, sono completamente inoffensivo; ma se devo morire, come forse avverrà fra qualche giorno, mi si congeda almeno la soddisfazione di sfogare quello che sento nell'anima e di sfogarlo in un luogo come questo e davanti a persone come voi". Maxwell, si alzò e rimase fermo dietro al pulpito, chino che guardava lo straniero. Era lo stesso uomo che due giorni prima aveva picchiato alla sua porta. Portava gli stessi abiti laceri e polverosi e stringeva fra le mani, con un gesto che gli risultava familiare, il cappello deforme. Mai i membri di quella congregazione avevano visto sulle panche della loro chiesa un simile ascoltatore. Conoscevano persone del genere, per averle incontrate in mezzo alla strada, presso le officine ferroviarie, vaganti per i viali delle circonvallazioni; ma non si sarebbero mai sognati un'intrusione come quella a cui ora assistevano. Non vi era nulla d'insolente nel tono e nelle maniere di quell'uomo: non sembrava eccitato e parlava con voce chiara, ma umile. Nessuno fece cenno di trattenerlo: nessuno lo interruppe. Egli, del resto, continuava a parlare come se neppure gli passasse per la mente il sospetto di una possibile interruzione e come se non si accorgesse affatto dell'elemento estraneo che introduceva nel culto di quella chiesa così nota per il rigido formalismo. Nemmeno Maxwell, che diveniva sempre più triste e cupo in viso, fece alcun cenno per togliere la parola allo straniero e l'uditorio rimase attonito, in silenzio glaciale. "Io non sono un vagabondo di mestiere e tengo a precisare che non so se Gesù ha mai insegnato che i poveri sono meno degni di essere salvati delle altre persone. Voi lo sapete?" E fece la domanda con estrema naturalezza, come se avesse parlato in un'adunanza familiare. Tacque un istante, tossì penosamente e poi riprese. Dieci mesi fa persi il lavoro. Sono tipografo. Le nuove macchine tipografiche sembrano miracoli di tecnologia; ma io conosco sei persone che, a causa di esse, si sono trovate sul lastrico quest'anno! Certamente non biasimo gli editori che si procurano simili macchinari perfezionati, ma cosa può fare allora un povero operaio? Io non ho imparato che questo mestiere e non so far altro. Ho girato tutto il paese in cerca di lavoro; ma vi sono molti altri che soffrono nelle mie stesse condizioni. Non merito forse compassione? Ecco i fatti! Ma sentendo la predica mi domandavo, stupito, se quello che voi chiamate 'seguire Gesù' sia la stessa cosa che Cristo insegnava. Che intendeva Gesù con la parola: 'Sèguimi?' Il pastore diceva", e qui l'uomo si volse a guardare verso il pulpito - "che è necessario per i discepoli di Gesù seguire le Sue orme e che queste orme sono l'obbedienza, la fede, l'amore e la consacrazione. Ma non mi sembra che egli ne abbia definito il senso, soprattutto per quanto concerne l'ultima di queste norme. Che cosa intendono i cristiani con la frase: "Seguire le orme di Cristo?" Io ho girato la vostra città, per tre giorni, implorando aiuto e non ho udito una sola parola di simpatia o di conforto, tranne che dal pastore, il quale si è detto dispiaciuto per il mio caso e sperava che trovassi lavoro. Non biasimo nessuno, constato soltanto e comprendo perfettamente che non potete mettervi tutti a cercare un'occupazione per un uomo come me. Né io ve lo chiedo; ma quel che mi rattrista è conoscere il significato di questa espressione: 'Seguire Gesù'. Intendete forse dire che soffrite, che rinunciate a voi stessi, che cercate di salvare l'umanità perduta, come fece Gesù? Ma io, che mi trovo nelle condizioni di vedere il rovescio della medaglia, posso assicurarvi che sono migliaia gli individui che, in questa sola città, languono nelle mie stesse condizioni disperate e molti di loro hanno una famiglia da mantenere! Mia moglie è morta da quattro mesi e sono felice di saperla al riparo da ogni miseria. La mia bambina è in casa di un tipografo mio amico e vi rimarrà finché abbia trovato un lavoro. Ed io non posso non turbarmi quando vedo un così gran numero di cristiani che vivono nel lusso e poi cantano. 'La Croce del Signore è nostra speme intiera..'. E nello stesso tempo, ricordo che mia moglie è morta in tugurio di New York, in un tugurio privo d'aria, supplicando Dio di riprendersi la piccina insieme a lei. Io non pretendo che voi possiate impedire che le persone muoiono di fame; ma che cosa significa: 'Seguire Gesù?' Voi non potete far circolare l'aria nelle topaie dove noi soffochiamo. Ma mi si dice che molte soffitte che noi siamo obbligati a prendere in affitto appartengono a cristiani. Il proprietario del tugurio dov'è morta mia moglie è un membro di una chiesa ed io mi domando se è proprio vero che egli segua Gesù". A questo punto l'uomo si piegò verso la tavola della santa cena e stese la mano per aggrapparsi ad essa. Il cappello gli rotolò ai piedi. Un fremito scosse l'intera assemblea. Il medico West si alzò lanciandosi verso lo sconosciuto, che si stropicciava gli occhi con le mani e poi, senza emettere un gemito, cadde pesantemente al suolo. "Consideriamo terminato il culto" esclamò il pastore Maxwell dall'alto del pulpito. Tutti si alzarono, ma nessuno usci. "Il cuore, malattia del cuore" disse il medico west. La debolezza gli aveva procurato un attacco al cuore. Alcuni fratelli si avvicinarono al pastore e al medico, per trasportare il giovane nel locale attiguo. Il pastore si offri di portarlo a casa sua, e contemporaneamente anche altri membri volevano farsi carico del povero uomo. Ma il pastore disse che lo avrebbe trasportato a casa sua. Invece fu trasportato all'ospedale perché il caso era più problematico del previsto. Si fece un gran parlare per tutta la città di Raymond, a causa di tutto questo. Tre giorni dopo il giovane peggiorò. Chiese della sua bambina, che il pastore aveva già mandato a prenderla a Chicago. "Io non la rivedrò mai più in questo mondo" mormorò il moribondo; e poi soggiunse, ansando penosamente. "Voi siete stato buono con me; credo che così avrebbe fatto Gesù". Di lì a poco piegò il capo verso la parete e, prima ancora che Maxwell se ne accorgesse, l'ultimo respiro gli si spense sulle labbra. Questo episodio, segno una svolta nella vita del pastore Enrico Maxwell, e di tutta la comunità cristiana. Il cristianesimo formale lasciò il posto a vere e proprie conversione cristiane. Molti di loro non avevano mai conosciuto Gesù. Un vero e genuino risveglio si accese nella città di Raymond. Con la comparsa di quest'uomo nella vita di gente che si definiva cristiana, Dio fece sentire il peso a ognuno di loro "che cosa è seguire Gesù". Speriamo che questa storia possa servire d'esempio anche a quei cristiani "formali" ed "egoistici" e, poter trarre frutto e giovamento, sia per le loro anime e sia per  per coloro che hanno realmente di bisogno d'aiuto. Oggi nel 2015, la situazione non è diversa da allora, anche oggi e forse più di allora c'è gente che un gran bisogno di aiuto. Ricordiamoci delle parole di Gesù: 

"Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me". (Matteo 25:35-41).






Francesco La Manna
Storie di Fede Vissute
Sheldon

giovedì 16 aprile 2015

Gesù il "Medico Divino"

Nel mese di novembre di otto anni fa io e la mia famiglia passammo uno dei momenti più difficili della nostra vita. Insieme con mia moglie andammo all'ospedale per fare un day hospital perché mia moglie aveva una lacrimazione frequente all'occhio, il dotto lacrimale era otturato per cui era necessario praticare un'operazione chirurgica. Ma quel day hospital non fu tale, perché quando l'oculista vide il fondo dell'occhio di mia moglie, chiamò un altro oculista, e poi un altro, e poi un altro e un altro ancora. Alla fine c'erano dieci medici attorno a mia moglie. La portarono di corsa a fare un'ecografia all'occhio. Oggi i dottori non usano più mezzi termini, ma vanno direttamente a denunciare la diagnosi. E la diagnosi per mia moglie fu la seguente: "Melanoma della coroide". Il melanoma è un tumore altamente metastatizzante e la coroide è l'unità funzionale dell'occhio". In parole povere, gli diedero sei mesi di vita. 

mercoledì 15 aprile 2015

Ehi, Dio! 2 parte

La mattina dopo, quando scendemmo dalle nostre camere, mamma ci stava aspettando. Subito dopo colazione, scoppio la Bomba. "Va bene, ragazzi" disse. "Voglio che mi portiate ogni rivista, ogni libro e disco che non glorifichi Dio. Portare tutto qui". Non avevamo alcuna idea di cosa volesse fare di una tale collezione. Ben presto ci accorgemmo che mamma sapeva esattamente tutto quello che succedeva in casa. Sapeva dov'era nascosta ogni rivista, ogni libro, ogni disco; fosse sotto il tappeto, sotto un materasso o nella stalla, lei lo sapeva. Così noi glieli portammo. Quando finì questo lavoro, disse qualcosa per cui ci convincemmo che lei era proprio "matta" come aveva detto papà. Ciò ordinò di staccare tutte le statue e tutti gli idoli dalle pareti e da tutt'intorno alla casa e portarli a lei. "Cosa intendi farne, mamma?" Lei sorrise e disse: "Li porterò tutti fuori e ne farò un grande falò". "E' così che il movimento pentecostale invade una casa?" mi domandai. "Distrugge la nostra fede e le nostre credenze, e poi prende tutte le nostre armi? Prende tutto ciò che abbiamo e lo distrugge?" E' ciò che mamma fece. Non ci lasciò niente. Prese perfino i grani del rosario che portavamo al collo; poi ci facemmo un po' indietro a guardare mentre le fiamme divoravano tutte le nostre stimate possessioni. "Vedete", disse. "Non sono Dio. Bruciano".

lunedì 13 aprile 2015

La Mia grazia ti basta!

Quando andai a letto quella sera era già molto tardi e mia moglie dormiva. Quando mi misi a letto lei aprì gli occhi, e io sorridendo gli dissi: "Buon...buon..." cercavo di dirgli buona notte. Ma non riuscivo, sentivo che la bocca il braccio e le gambe non rispondevano più ai miei comandi. Ero preso da un senso di gioia e pace allo stesso tempo poi mi lasciai andare in un sonno profondo. Mia moglie subito chiamò mio figlio, spaventata e gli raccontò dell'accaduto. Mio figlio mi misurò la pressione che stranamente era bassa. Disse che io stavo dormendo ed ero stanco tanto che russavo e forse era la stanchezza. Alle sette e mezza del mattino, mia moglie mi chiama "Alzati che è tardi, devi andare a lavorare e tuo figlio vuole un passaggio per andare a scuola". Me lo disse due volte, ma io non le risposi, non potevo, ero in coma. Mio figlio capì subito e chiamò il 118: "Vi prego venite subito a questo indirizzo, mio padre non da segni di vita, è a letto ma non si muove". In meno di 10 minuti, arrivarono un'ambulanza e una macchina medica. Mia moglie piangeva e gridava, poi chiamò a mio fratello che vive a 10 km da dove viviamo noi.

giovedì 9 aprile 2015

Il Profumo di Cristo

Stavo nel mio giardino il profumo degli ultimi narcisi impregnava l'aria. Raggiunsi una pianta e nel chinarmi, per raccogliere un fiore sentii qualcosa che mi sfiorò la testa. Mi raddrizzai spaventata. Cos'era stato? Una nuvola oscura, una presenza fredda - non celestiale - era volata via. Il giardino all'improvviso, mi apparve più cupo. Un soffiò d'aria gelida spirò attraverso i salici, facendomi rabbrividire tutta. Ritorna in te, Belquis! mi rimproverai. Avevo sempre riso nel sentir parlare del soprannaturale. Ma ... naturalmente adesso mi impressionai. Sali le scale e mi andai a mettere a letto. Prima avvisai la servitù di chiudere per bene porte e finestre. La mattina mi svegliai a fatica, ascoltando "Laa ilaaha illa Illah, Muhammed resolu' lla! La voce del Muezzin, colui che richiama di buon mattino alla preghiera dei fedeli. Ero musulmana ma mai praticante, avevo letto il Corano solo perché a mio padre piaceva che i suoi figli fossero dei fedeli di Allah.

mercoledì 8 aprile 2015

Prima che sia troppo Tardi.

Ventisei anni fa, quando viaggiavo nello stato del Massachusetts, una sera dopo aver predicato in una cittadina, un giovane dallo sguardo molto serio si alzò e chiese di rivolgersi all'assemblea. Quando gli diedi il permesso di parlare, il giovane raccontò questo: "cari amici, circa un anno fa, insieme a un mio amico, ho deciso di cercare la salvezza della mia anima. Per svariate settimane abbiamo proceduto insieme, lavorando insieme e spesso rinnovavamo il nostro impegno di non smettere mai di cercare, finché non avessimo ottenuto la fede in Gesù. All'improvviso, però, il mio giovane amico smise di frequentare le assemblee e sembrò voltare le spalle a ogni mezzo della grazia. Inoltre, cominciò a essere così tanto intimidito da me, che non riuscivo mai ad avere l'opportunità di parlargli. La sua strana condotta mi rese molto ansioso, ma ero sempre deciso a ottenere la salvezza della mia anima, o di perire, presentando l'appello del pubblicano. Dopo qualche giorno, un conoscente mi informò che il mio amico aveva ricevuto un invito per un ballo ed era deciso ad andarci. Andai immediatamente da lui e, con le lacrime agli occhi, cercai di persuaderlo a cambiare idea e a venire con me quella sera a un incontro di preghiera; cercai di convincerlo, ma invano. Quando ci separammo mi disse che non dovevo considerarlo perduto, perché dopo il ballo, intendeva riprendere a cercare la fede. La sera stabilita arrivò, e il mio amico andò al ballo, mentre io andai all'incontro di preghiera. Non appena l'incontro cominciò, piacque a Dio, in risposta alla mia preghiera, di porre fine alla mia schiavitù spirituale e di far rallegrare la mia anima nel suo amore che giustifica. Non appena il ballo iniziò, invece, il mio giovane amico si trovava al centro della sala da ballo e stringeva la mano di una ragazza, pronto a farla ballare e, mentre il musicista si apprestava a suonare il violino, senza nessun preavviso, il giovane precipitò all'indietro e cadde morto sul pavimento. Mi mandarono subito a chiamare, per aiutare a trovare il modo di riportare il suo cadavere a casa del padre. Se vi dico che questo ragazzo era mio fratello, capirete da soli quali furono i sentimenti del mio cuore". Non scherzate con le vostre convinzioni, dunque perché per voi l'eternità sarà troppo breve per riuscire a pronunciare i vostri lamenti per aver scherzato su queste cose!

Testimonianza tratta da un Sermone predicato Domenica mattina 7 febbraio 1858 da C.H. Spurgeon al Music Hall, Royal Surrey Gardens

Trascritta da: La Manna Francesco
Storie di Fede Vissute
Autore: Casa Editrice Hilkia Inc.