Quando da piccola andavamo in campeggio al mare, pensavo che vivere in una tenda fosse la più grande delle avventure. Sabbia sul pavimento? Cosa importa? Le zanzare? Basta una zanzariera. Sporco o pioggia? Non fa male a nessuno! Vivere in una tenda è proprio divertente! Ora, circa trent'anni dopo, la storia è diversa. A me e a mio marito piace il campeggio, ma non posso starci per molto. Per qualche motivo vivere in una tenda sembra diventare sempre più estenuante ogni anno che passa. Sabbia, zanzare, sporco, pioggia? Ve la lascio! Mi dico dopo quattro o cinque giorni! Forse è per questo che l'apostolo Paolo (che lavorò come costruttore di tende) paragonò la vita nei nostri corpi alla vita in una tenda. Una tenda è solamente qualcosa di temporaneo. Possiamo sopportarla solo per un po'; e ogni anno che passa troviamo sempre più estenuante vivere in questi corpi. Non sei contento che non dovremo gemere e bramare per sempre in queste tende, come dice Paolo in 2 Corinzi 5? Quando penso a questo mi viene in mente la storia di Steve Coyle. Steve, che viveva alle Hawaii, andava a nuotare per un'ora ogni mattina. Un giorno, un incidente mentre si tuffava danneggiò gravemente la sua spina dorsale. Si riprese da quell'incidente, ma tre mesi dopo ne ebbe un altro che lo rese tetraplegico. Persino in questo stato, Steve non si lamentò mai della sua paralisi.
lunedì 29 febbraio 2016
I nostri corpi, come tende.
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lunedì 15 febbraio 2016
Il miracolo più grande è stato incontrare Gesù, e non come una religione.
Questa è una storia vera, ed è la mia storia. Non potrò mai dimenticare quella sera...
Sono nato in Sicilia nell'era in cui in Italia il boom economico (anche se la Sicilia non ha mai realizzato un vero boom economico), cominciava a dare i suoi primi frutti sull'economia delle famiglie; educato secondo i canoni tradizionali a cui ogni famiglia del tempo faceva riferimento, senza eccessi, ma anche senza penurie, sono cresciuto come tanti altri miei coetanei adeguandomi alle circostanze di un'era che aveva qualcosa di nuovo, e che non si rassegnava a lasciare il vecchio. L'educazione spirituale era quella cattolica, così ho avuto modo di ricevere nella mia vita quei sacramenti, di cui in realtà non capivo né il valore e neanche la necessità, ma era ciò che tutti facevano, e che per tradizione si è sempre accettato senza porre tante domande. Così, crescendo cominciai a fare come faceva mio padre e mio nonno prima di lui, mi recavo in chiesa la domenica mattina non certo per ascoltare le cose che riguardavano Dio (quelle erano discorsi per donne e per vecchi), cominciando a maturare in me l'idea che Dio in realtà non esisteva, era un'invenzione dell'uomo per mascherare la sua debolezza e la necessità di avere almeno la speranza in un qualcosa che nessuno può vedere, un vero uomo neanche pensa di parlare di Dio;
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