venerdì 7 agosto 2015

Conversione di Gabriele e Giuseppe due ex "Travestiti"

Testimonianza di Gabriele

Ho 38 anni e abito a Napoli. Fin da quand'ero piccolo sentivo qualcosa in me che non so spiegare, che mi faceva sentire diverso dagli altri. Infatti, non ero come gli altri ragazzi; i miei desideri erano diversi. Ricordo che mi piaceva giocare con le bambole e invece di giocare con gli altri bambini giocavo con le bambine. Mi piaceva stare e giocare con loro. Non sapevo cosa significasse ma sapevo che ero diverso dagli altri miei coetanei. Mia madre si arrabbiava e mi diceva di non comportarmi in quel modo, mi diceva che ero un maschio e non una femmina, e questo mi feriva. A volte avrei anche voluto cambiare, ma avevo un desiderio molto forte di questa femminilità e non sapevo da dove
veniva. A volte pensavo: "Non voglio farlo, però mi piace, quindi perché no, che c'è di male?". Non so spiegarlo, ma mentre crescevo questa "seconda personalità" cominciò a prendere il sopravvento. Ricordo che già quando frequentavo la scuola elementare guardavo con affetto un mio amico e mi sentivo molto attratto da lui, volevo essere speciale ai suoi occhi. Fu così che questa menzogna iniziò a crescere nella mia mente.Quando ero con i miei amici cercavo di nascondere le mie tendenze perché sentivo che erano sbagliate. Volevo vestirmi diversamente e cercavo sempre degli indumenti colorati. Ero molto attratto da quelli femminili: vestiti, gioielli, e tutto ciò che luccicava. Cominciai ad avere qualche conflitto interiore perché non volevo accettare il fatto che ero un maschio e questo portò molta amarezza nella mia famiglia. Pensando che potesse servirmi, i miei genitori mi mandarono via in un collegio cattolico, ma questo non servì proprio a niente. Lasciai quella scuola a sedici anni, dopo esserci vissuto per tre anni. Dissi a mia madre che ero cambiato ma in realtà ero lo stesso di prima, o peggiore, perché quei desideri avevano continuato a crescere in me. La realtà era che non riuscivo più ad accettare me stesso come un uomo, però dovevo nascondere questo fatto agli altri. Cominciai a lavorare e passarono altri quattro anni, quindi decisi di affrontare la vita da solo. Ero attratto dagli omosessuali che vivevano nella stessa zona della città dove abitavo. C'erano molti giovani che si travestivano da donna e che si prostituivano. Mi piaceva il loro modo di vivere. Ero pieno di ribellione verso i miei genitori e proprio allora incontrai un amico che alimentò il mio impeto dicendomi che loro non potevano impedirmi di essere quello che io ero. Sebbene io sapessi che era una realtà buia, vi ero legato e non potevo uscirne. Decisi di lasciare la mia casa per andare a vivere con un amico che mi insegnò come comportarmi e apparire come una donna. Mi insegnò a ritoccare le sopracciglia, mettere il make-up, e vestirmi come una donna. Era quello che avevo sempre sognato. Lui mi fece capire che ero così perché lo ero anche dentro di me, e io credevo in tutto ciò che mi diceva. Pensavo che questa fosse ormai la mia strada e che non c'era nessun'altra soluzione per la mia vita. Stavo lavorando e cominciavo a vivere sulla strada. Il mio amico mi disse che dovevo guadagnarmi dei soldi, così cominciai a prostituirmi. Era anche un modo per liberarmi da tutta la frustrazione che avevo serbato in me per tanto tempo, un modo per liberare quella "femminilità" che mi dominava, un modo per vivere in modo diverso. Per anni, camminai in un tunnel oscuro: credevo che l'unico modo di trovare me stesso ed essere felice era vivere come donna, e al tempo stesso vedere gli altri intorno a me essere disgustati dai miei strani modi di fare. All'inizio ciò mi feriva perché non capivo che mi stavano rifiutando, ma pian piano capii che ero diventato un reietto della società.
Fui preso dalla polizia. Cominciai a vedere che le cose non andavano come pensavo io. Non riuscivo a convincere nessuno che io non volevo essere com'ero ma che c'era qualcosa in me che mi costringeva. Pensavo che forse sarebbe stato meglio se fossi cambiato completamente. Cominciai a prendere degli ormoni e a perfezionare le mie imitazioni. Dicevo a me stesso: "Sono fatto così, e così resterò comunque". "La natura mi ha fatto così!". Pensavo: "Sono stato creato diverso". Era così che giustificavo il mio modo di vivere. Stavo vivendo con altri che si stavano facendo cambiare i loro corpi e le loro facce chirurgicamente per cancellare i loro aspetti maschili e assomigliare di più alle donne. Ma c'era qualcosa dentro di noi che non andava.
A volte mi giustificavo dicendo: "Sono una donna in un corpo maschile". Vedevo che i miei amici tornavano da Londra dopo aver fatto un'operazione per cambiare sesso, perché l'obbiettivo di ogni travestito è sentirsi come una donna vera. Era l'ultima frontiera che rimaneva davanti a me. Eppure vidi quelle persone cadere in depressione, non si sentivano accettati e non raggiunsero mai il loro sogno.
Mentre mi prostituivo per strada, notai che le persone che venivano con me erano piene di avvilimento e tristezza. Cercavano qualcuno a cui parlare, qualcuno su cui riversare le loro frustrazioni. Capii che non mi stavo sentendo male perché avevo scelto quella vita, ma che tutta l'umanità si trovava nel dolore. Una sera tornai a casa ed ero veramente triste. Non ricordo dove ero stato, forse in un night-club durante una notte di pioggia. Ricordo solo che mi sentii così male che il dolore era indescrivibile. Era un dolore fisico; mi sentivo morire dentro e cominciai a gridare a Dio dicendo: "Dio, perché sono nato? Perché devo soffrire così tanto? Perché non posso vivere come una persona normale, con una moglie e una famiglia, essere felice, amare e vivere una vita tranquilla?". Mentre ero nel mio letto cominciai a benedire Dio e sentii una grande gioia dentro di me. In quel momento fu come se una luce venisse vicino a me e io volevo toccarla, ma essa sparì. Non so cosa accadde quel giorno, ma sono certo che Dio toccò la mia vita. Questo accadde tre o quattro anni prima del giorno in cui fui salvato, ma lasciò un segno nel mio cuore. Parlando a un amico dissi: "Ci dev'essere un modo perché noi possiamo cambiare. Perché dobbiamo continuare a vivere una bugia e sentirci male anche solo a parlarne? Non ci accettiamo noi, e nessun altro ci accetta". Il mio amico rispose: "E allora, che vuoi fare? Questa è la nostra vita e non riusciremo mai a cambiare; siamo nel giro e non ne usciremo mai". Ringrazio Dio che un anno fa incontrai un credente di nome Biagio che veniva dalla mia stessa condizione. Era stato un omosessuale, ma non l'avevo più visto per quattro anni. Avevo sentito dire che era cambiato ma non capii cosa potesse essergli successo. Quando lo rividi, mi accorsi che era realmente cambiato. Era vestito normalmente, e soprattutto potevo vedere un cambiamento nel suo volto e nella sua espressione. Mi parlò di come Gesù Cristo lo aveva cambiato, e disse che Gesù poteva fare lo stesso per me. Quella mattina, andai in ospedale a trovare un amico che aveva l'AIDS e che stava morendo. Potevo vedere la paura della morte nei suoi occhi, non a causa della morte fisica ma perché stava morendo senza Dio. Capii che dovevo fermarmi e dare la mia vita a Gesù affinché mi cambiasse. Una sera andai a un raduno della tenda con Biagio, a quel tempo era a Napoli, e mi spiegò che dovevo solo chiedere a Gesù di perdonarmi con tutto il mio cuore, e Lui mi avrebbe perdonato e avrebbe cambiato la mia vita. Mi fece leggere nella Bibbia che davanti a Dio siamo tutti uguali e che tutti abbiamo bisogno di chiedere il perdono dei nostri peccati. Fui incoraggiato vedendo che davanti a Dio io ero come chiunque altro, e che Lui ci ama tutti nello stesso modo. Ringrazio davvero Dio per come ha cambiato la mia vita e posso testimoniare che l'amore di Dio ha cambiato il mio cuore, i miei desideri, e ha aperto i miei occhi. Quella sera, quando tornai a casa mi guardai allo specchio e vidi il vero Gabriele: finalmente vedevo la mia vera identità. Prima non riuscivo a capire se ero un uomo o una donna. Dio mi fece chiaramente capire che sono un uomo, e che tutti quei pensieri che avevo erano menzogne del diavolo. Ringrazio Gesù perché Lui è morto per i miei peccati e grazie a Lui io posso veramente gridare "Sono libero!". Ora so che con Gesù Cristo ho ottenuto la vittoria e posso andare avanti perché Lui vive in me e mi dà la forza di dire no ai peccati. Questa è la cosa meravigliosa che Gesù ha fatto nella mia vita, e voglio ringraziarLo tutti i giorni della mia vita!

Testimonianza di Giuseppe

Giuseppe fu uno dei primi travestiti d'Italia; si faceva chiamare "Florinda" e si prostituiva per guadagnare dei soldi, che poi dissipò quando cominciò a fare uso di droghe. Egli racconta: Avevo incontrato Gabriele 24 anni fa; viveva la mia stessa esperienza. Non lo vidi per più di 10 anni, sebbene avessi sentito dire che era diventato qualcosa come un missionario. Prima della mia conversione, volevo morire perché realizzavo che non c'era più speranza per me, anche con tutto l'aiuto da parte degli ospedali e della mia famiglia. Ingoiai così tanti tranquillanti, gocce, pillole e droghe, che finii una ventina di volte in ospedale, quasi in fin di vita. L'ultima volta cercai di ingoiare una capsula di veleno per topi e mi si paralizzarono le braccia e le gambe. Mi svegliai cinque giorni dopo in ospedale. [...] Dei Cristiani venivano a visitare i malati in ospedale, vennero anche da me ma la prima volta gli tirai contro la prima cosa che mi capitò a tiro. In seguito mi parlarono altre volte di Gesù, mi dicevano che Lui poteva salvarmi, e mi parlavano delle cose di Dio. Due mesi dopo iniziai un'amicizia con loro. Prima di lasciare l'ospedale, una notte riuscii ad alzarmi dal letto e cercai di andare in bagno da solo, ma dopo due passi caddi con la faccia a terra. In quel momento gridai a Dio dicendo: "Cosa ho fatto per meritare questo? Dammi un po' di pace, anche se devo morire per averla!". Ma Dio mi rispose facendomi conoscere tante persone che Lo amano. [...]
In seguito dovetti ritornare all'ospedale, e lì un'infermiera credente mi disse che conosceva Gabriele e poteva metterci di nuovo in contatto.
Quando rividi Gabriele dopo così tanti anni fui così felice! Gli parlai dei vecchi tempi. Ma invece lui parlava di cose nuove e la parola "Gesù" era sempre sulle sue labbra. Dentro di me mi chiedevo se era possibile sperimentare quello che aveva sperimentato Gabriele. In quello stesso momento, Gabriele, che stava per lasciare la stanza, si voltò e mi disse: "Tu puoi cambiare. Gesù ti ama". Le sue semplici parole toccarono il mio cuore, e nacque in me una speranza, realizzando che lui era cambiato veramente. Nei giorni seguenti Gabriele mi invitò a un raduno sotto la tenda, che era arrivata in Sicilia. Quando andai lì non incontrai uno spirito di giudizio, anche se c'erano molte persone, e in quell'atmosfera sentii tanta libertà. [...] Quando andai in ospedale il Signore mi battezzò nello Spirito Santo. I dottori corsero perché mi sentivano gridare. Non mi ero accorto di quanto forte stessi cantando e benedicendo Dio! Questo accadde dalle dieci di quel mattino fino al mattino successivo. Fu così bello che non mi sentii neppure stanco. Ero davvero cambiato!
Tornai alla tenda con un'attitudine completamente nuova, di imparare le cose che concernono la Parola di Dio, e di servire il Signore. Quando tornai nel mio quartiere, in mezzo ai vecchi amici, essi furono sconvolti perché già conoscevano la testimonianza di Gabriele, ma non si sarebbero mai aspettati di vedere cambiato anche me! Pensavano che fossi morto, perché molti di quelli che conoscevo e che facevano la mia vita erano morti più giovani di me. [...] Gesù è la mia vita. Prima ero morto, ora mi sento di nuovo come un giovane ragazzo. E' come una boccata di aria fresca! Ho una nuova vita e un amore nuovo.
A quelli che si trovano nella mia precedente condizione, voglio dire che quando mi trovai a terra in ospedale, gridai a Dio con tutto me stesso. Non potevo parlare, ma era un grido che veniva da dentro di me. Dio mi rispose. Quando tutto sembra perduto e ti senti finito, e non vedi alcuna speranza, grida a Dio, Lui risponderà!


Gabriele e Giuseppe
Cristo e la Risposta
Francesco La Manna

domenica 26 luglio 2015

Oh Happy Day

Nel 1966 il cantante John Lennon, che cantava insieme con i Beatles, un giorno dichiarò che loro erano più popolari di Gesù. Questa sua dichiarazione fece il giro del mondo e molti si indignarono e in molte nazioni dovettero disdire la tournée. Nel 1967 c'era un gruppo di afro-americani a Brooklyn che pregarono per diverse settimane affinché il Signore intervenisse perché volevano scrivere un cantico e togliere quell'onta, quell'affronto fatto dai Beatles. Dopo aver a lungo pregato, fecero diversi cantici e uno di questi era "Oh Happy Day". Dopo aver inciso diversi cantici, li distribuirono in varie zone della città di New York, e un giorno il brano andò a finire in una radio locale. Il disco, o meglio la canzone Oh Happy Day, raggiunse livelli altissimi e superò in classifica tutte le migliori canzoni del momento,

lunedì 13 luglio 2015

L'incredulo incallito

Ricordo che qualche anno fa, mentre uscivo da una riunione di preghiera, una donna mi disse che desiderava parlarmi. La sua voce tremava, e non ebbi difficoltà a capire che era angosciata da qualche peso. Stava pregando da tempo per il marito, e voleva sapere se sarei potuto andare a trovarlo. Quando le chiesi come si chiamasse suo marito, lei fece il nome di uno dei politici più eminenti delle istituzioni locali, un giudice di fama. "Ne ho sentito parlare", risposi, ma temo non ci sia bisogno che io vada: è notoriamente un incredulo incallito. Non posso ragionare con lui". Mio marito ha già perso tempo con troppo ragionamenti", mi disse quella donna, "vada a parlargli della sua anima" Risposi che lo avri fatto, nonostante non nutrissi, sinceramente, alcuna speranza. Mi fecero entrare in casa loro; mi presentai dicendo subito di essere venuto per parlare della salvezza in Cristo. "Allora lei è venuto con i più folle degli scopi", replicò l'uomo.

lunedì 6 luglio 2015

Il Vangelo della rinconciliazione

Gesù non dice che può riconciliarci con Dio, ma che Egli lo ha già fatto; a te spetta quindi soltanto accettare quello che il Signore ha già compiuto. Un inglese, tempo fa, mi raccontò una piccola storia che può bene illustrare il significato della riconciliazione. La storia è questa. Un uomo aveva un solo figlio e, come molti figli unici, egli era spesso coccolato, assecondato, e anche rovinato. Crescendo, il ragazzo divenne sempre più testardo, mettendo di frequente nei guai sé stesso e il padre. Un giorno, padre e figlio ebbero un aspro litigio; discussero in maniera violenta, e il padre espresse il desiderio che il figlio se ne andasse di casa e che non tornasse mai più. Il ragazzo rispose che lo avrebbe fatto, e promise che non avrebbe più rimesso piede in quella casa fino a che non fosse stato il padre stesso a chiederglielo. Il vecchio assicurò che non avrebbe mai fatto una simile richiesta. Quindi il giovane lasciò la casa. Ma quando un padre chiude le porte a un figlio, non fa altrettanto la madre.

venerdì 3 luglio 2015

La Redenzione delle Anime

Durante la guerra di Corea cinquecento pastori furono catturati ed immediatamente fucilati, e duemila chiese furono distrutte. La persecuzione contro i Cristiani, non ha mai avuto requie e mai l'avrà, solo la venuta di Gesù metterà fine a tutto questo male atroce. I comunisti erano malvagi con i pastori. La famiglia di un pastore fu catturata ad Inchon, in Corea, e i capi comunisti la portarono dinanzi a quello che definivano "il tribunale del Popolo". Gli accusatori dicevano: "Un solo uomo è colpevole di reato e per questo tipo di reato è prevista la pena capitale". Si alzò un coro di voci che approvavano gridando: "Sì, sì!"

martedì 30 giugno 2015

Le Mie Vie Non Sono Le Tu Vie

La guarigione divina dipende tutta dalla sovrana volontà di Dio. Talvolta una persona riceve la guarigione istantaneamente; un'altra persona può dover attendere più a lungo un'altra ancora non riceverà nessuna guarigione. Uno dei migliori diaconi della chiesa si ammalò; questo diacono dette tutto al Signore; amava Dio e lavorava per il Signore in maniera stupefacente. Gli era stato detto che aveva un tumore nel corpo e che il dottore voleva operare. Ma tutti nella chiesa sapevano che Dio lo avrebbe guarito, perché era un gran uomo umile e aveva una grande fede. Questo era il loro modo di ragionare. Io pregai per la sua guarigione. Tutti pregarono, prendendo d'assalto il trono della grazia. Ma non accadde nulla. Continuò a peggiorare e a peggiorare. Alla fine sanguinava talmente che venne trasportato all'ospedale e fu operato. Molti dei membri erano preoccupati e lamentavano: "Dov'è Dio? Perché Dio lo tratta così?" Ma io lodai Dio, perché sapevo che aveva qualche scopo specifico in quel che stava accadendo. Quando fu ricoverato, nella corsia incominciò a predicare il Vangelo a tutte le persone con le quali veniva in contatto. Ben presto l'intero ospedale seppe che c'era un Gesù vivente, e un suo rappresentante era proprio nel loro ospedale. Medici, infermieri e tutti i pazienti, giorno dopo giorno venivano evangelizzati e salvati. Allora i nostri membri si rallegrarono dicendo: "Sia lodato Dio. E' stato assai meglio per lui essere in ospedale che essere guarito divinamente subito". Dio mostrò che il suo maggior intento è la guarigione eterna delle anime anziché la guarigione terrena del fisico.


Autore P.Y.C.

lunedì 29 giugno 2015

Perché devo ringraziare il cibo?

Alcuni anni fa fui invitato a pranzo. Il padrone di casa mi chiese di ringraziare il Signore ed invocare la Sua benedizione sopra i cibi. Dopo che ebbi reso grazie per i doni che erano davanti a noi, egli disse piuttosto ironicamente: "Veramente non mi sembra tanto logico tutto questo, perché il pasto l'ho provveduto io". Come risposta gli chiedemmo: "Vi siete mai soffermato a pensare che se mancassero una sola volta la semina e la raccolta su tutta la terra, metà della popolazione morirebbe prima che arrivasse un'altra raccolta? Avete mai pensato che se la semina e la raccolta dovessero mancare per due anni di seguito su tutto il pianeta, ogni essere vivente morirebbe prima che arrivasse un'altra raccolta?".