mercoledì 21 ottobre 2015

Se pace qual fiume

Horatio G. Spafford e sua moglie, Anna, erano abbastanza noti nella Chicago del 1860, non solo per la carriera legale di Spafford, ma anche perché i coniugi erano amici sostenitori di D. L. Moody, il famoso predicatore famoso. Nel 1870, l’unico figlio maschio degli Spafford morì di scarlattina, all’età di quattro anni. Un anno dopo, il grande incendio di Chicago distrusse le proprietà degli Spafford. Per lasciarsi in qualche modo alle spalle tali sofferenze, la famiglia decise di trascorrere un periodo in Inghilterra, sia come vacanza, sia per sostenere D. L. Moody, che teneva una campagna Evangelistica in quel periodo. Avrebbero raggiunto il loro pastore con qualche giorno di ritardo, nel 1873. Giunti a New York, per imbarcarsi sul battello, Spafford fu costretto a trattenersi per un importante impegno di lavoro. Non volendo rovinare i piani della moglie e delle quattro figlie, decise di farle partire. Lui le avrebbe raggiunte in un secondo momento. Nove giorni dopo, Horatio Spafford ricevette un telegramma da parte di sua moglie, dal Galles: “Io sono l’unica a essersi salvata”. Il 2 novembre 1873, il battello 'Ville de Havre' si era urtato in pieno oceano con un vascello inglese, affondando in 12 minuti e portando con sé 226 persone. Anna Spafford si era coraggiosamente aggrappata ad alcuni resti, tenendo le figlie disperatamente fino a quando – questo fu il suo ultimo ricordo – l’ultima delle figlie le scivolò dalle braccia e venne trascinata dalla forza delle acque. La donna sopravvisse soltanto perché, priva di sensi, rimase sopra un rottame che galleggiava. Quando rinvenne e seppe che era tra i pochi superstiti, la sua reazione fu di disperazione completa. Ma poi sentì dentro di lei una voce che le disse: “Sei stata risparmiata per uno scopo”. Ricordò le parole di un amico che diceva “E’ facile essere riconoscenti e fedeli a Dio quando tutto va bene, ma nella prova saprai se sei sottomesso”. Alla notizia della disgrazia, Spafford si imbarcò sulla prima nave da New York, per ricongiungersi con sua moglie. Durante il viaggio, il capitano della nave l’aveva chiamato sul ponte. “E’ stato fatto un calcolo preciso”, disse “e credo di poter dire che stiamo passando proprio in questo momento sul luogo dove il 'Ville de Havre' è affondato. L’acqua qui è profonda tre miglia. Spafford si chiuse nella sua cabina e scrisse le parole di questo grande inno. Le parole che scrisse quel giorno furono ispirate da 2 Re 4:26. Le sue parole fanno eco alla risposta della sunamita alla domanda circa la salute di suo figlio. Benché l’animo della donna fosse in gran dolore, rispose “Sta bene”. Spafford ebbe gli stessi sentimenti. Qualunque sia la circostanza che dovremo affrontare, possiamo dire con Horatio Spafford…

Se pace qual fiume:
Ascolta il cantico mentre leggi le parole:

https://www.youtube.com/watch?v=My6BNuPRe_o

Se pace qual fiume m'inonda dal ciel;
O il duolo si abbatte su me.
Qualunque la sorte ripeter potrò:
O mio cuor, calmo sta in Gesù!

Coro:
O mio cuor (o mio cuor)
Calmo sta (calmo sta)
Sta sereno, al sicuro in Gesù.

Se sono tentato da prove e dolor,
Certezza infinita sei Tu!
Dal mal, dal peccato redento io sono
Per il sangue che hai sparso Gesù!
Coro:
O mio cuor (o mio cuor)...

I miei peccati Gesù cancellò
L'ha tutti inchiodati quel dì,
Lassù sulla croce. Or libero son
E do lode e gloria a Gesù!
Coro:
O mio cuor (o mio cuor)...

Or vivere è Cristo, sol Cristo per me.
Se anche il Giordan passerò,
Non temo la morte, la prova e il dolor.
Sempre pace godrò in Gesù!

Coro:
O mio cuor (o mio cuor)...

Ma il tuo ritorno Signore bramiam.
Non morte, ma gloria attendiam.
Oh, angelica voce, oh, tromba dal ciel,
Oh, beata speranza in Gesù!

Francesco La Manna

venerdì 16 ottobre 2015

Una guarigione profonda

Qualche tempo fa ho ascoltato un'audiocassetta su cui era registrato il vivo resoconto di un miracolo di guarigione. Un fratello in fede stava insegnando ad una classe della Scuola Domenicale commentando il Salmo 103. Tre anni prima aveva dovuto lasciare il ministero perché un virus aveva attaccato la mielina intorno ai nervi delle sue corde vocali, riducendo la sua voce a un aspro bisbiglio. Aveva provato in prima persona il travaglio descritto nel Salmo 102, contrapposto alla gioia descritta nel Salmo 103. Quel giorno, mentre parlava alla sua classe con un microfono appoggiato alle labbra, stava testimoniando la propria fiducia e la fede nella guarigione divina, dichiarando che il tempo dei miracoli non era finito con i libri degli Atti. Ascoltando la cassetta, a volte non si riuscivano a percepire distintamente le sue affannose parole di fede: "Dio ... salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni". Mentre leggeva il versetto 4, si verificò un miracolo. Alla parola "fossa" la sua vita cambiò, la voce venne fuori forte e cristallina come una campana, in netto contrasto con l'enunciazione flebile delle parole precedenti. Quel fratello si fermò trasalendo, poi continuò, e si arrestò ancora. Disse alcune parole, tutte con tono di voce normale, e poi si fermò di nuovo. La classe eruppe in grida e pianti di gioia e di meraviglia. Dio lo aveva guarito completamente mentre dichiarava con fede la verità contenuta in questo Salmo magnifico.

George Wood
di Francesco La Manna

domenica 11 ottobre 2015

Testimonianza di Joni Eareckson Tada



Per anni ho pensato: "Gli incidenti capitano solo agli altri. Non si vedrà mai una sedia a rotelle in casa mia". Non che volessi essere "snob", stavo semplicemente vivendo quella realtà. La mia, era quel genere di famiglia sempre pronta a fare una partita a tennis o a prepararsi per una gita in campagna. In effetti, io e le mie tre sorelle più grandi, non ci eravamo mai slogate nemmeno una caviglia. Tutto ciò cambiò in un caldo pomeriggio di luglio del 1967, quando mia sorella Kathy ed io andammo alla spiaggia di Chesapeake Bay a fare una nuotata. L'acqua era scura e densa e non mi curai di controllarne la profondità prima di salire su una zattera ancorata al largo. Appoggiai i piedi sul bordo, respirai profondamente e mi tuffai. La mia testa urtò contro qualcosa di duro ed indietreggio con uno strattone. Provai una strana scossa alla nuca. Sott'acqua, intontita, mi sentii galleggiare trascinata dalla corrente, incapace di risalire in superficie.

giovedì 8 ottobre 2015

Perché tutto ciò?


Nel mondo accadono eventi terribili, e quando li leggiamo nel giornale, ci ritorna sempre la domanda: "Dio? Ma come può permettere tutto ciò?" La domanda diventa molto più angosciosa quando siamo toccati personalmente: Magari uno dei nostri bambini che amiamo ci viene preso. Oppure ci viene inferto un colpo talmente duro da sconvolgere tutta la nostra vita. Allora la domanda non è più teorica, ma brucia come un fuoco dentro di noi: "Perché mi è accaduto questo? Come ha potuto Dio farmi una cosa simile?" Non troveremo riposo finché non avremo la risposta. Fu qui che un giorno un minatore di nome Amsel mi aiutò enormemente: Era un uomo grande e forte, e non si preoccupava né di Dio né del diavolo. Ma un giorno rimase coinvolto nel crollo di una galleria. Mi fu riferito che era rimasto paralizzato agli arti inferiori. Così mi misi in cammino per rendergli visita. Lo trovai nel suo appartamento, seduto su una sedia a rotelle, circondato da alcuni compagni. Quando mi vide alla porta si mise a sbraitare: "Ah, eccoti, prete dei miei stivali! E dov'era il tuo buon Dio quando mi è crollata addosso la galleria? Va' al diavolo coi tuoi discorsi." Era una situazione tale che non riuscii nemmeno ad aprir bocca e me ne andai in silenzio. Ci furono però alcuni minatori che si preoccuparono di lui. Erano veri cristiani. Gli mostrarono la via che conduce a Gesù, sulla quale Dio ci dona la salvezza. E così ebbe inizio un grande cambiamento in quest'uomo. Trovò perdono per i suoi peccati e vera pace con Dio. Un giorno andai a trovarlo. Era nella sedia a rotelle, sulla strada davanti al suo appartamento. (Nel frattempo eravamo divenuti talmente amici da darci del tu). Mi sedetti sull'uscio accanto a lui, poiché mi accorsi che mi voleva confidare qualcosa d'importante. Infatti cominciò: "Sai", mi disse, "ho la sensazione che non starò più a lungo su questa terra. Però so anche dove andrò quando chiuderò gli occhi. Quando sarò davanti a Dio mi prostrerò ai suoi piedi e lo ringrazierò di avermi rotto la spina dorsale." "Ma Amsel! Cosa dici?" esclamai. Amsel sorrise e mi spiegò: "Se non fosse capitato questo incidente, avrei continuato ad allontanarmi da Dio fino a giungere all'inferno. Ecco perché Dio ha dovuto intervenire in modo così drastico, per attirarmi verso suo Figlio, il mio Salvatore. Sì, è stata dura. Ma è servito per la mia salvezza eterna." Fece una pausa, poi proseguì lentamente: "È meglio entrare storpio in paradiso piuttosto che camminare con due gambe verso l'inferno." Presi la sua mano e gli dissi: "Amsel, sei stato nella dura scuola di Dio. Ma non invano. Hai imparato la lezione." Quando guardiamo il lato inferiore di un tappeto persiano, vediamo un inestricabile intrico di fili che sembrano incrociarsi a caso. Però, appena giro il tappeto, si vede un meraviglioso disegno e si scopre che l'apparente disordine nascondeva un ordine perfetto. Quaggiù vediamo il tappeto degli eventi all'inverso, tutto ci sembra confuso e assurdo. Nell'eternità però vedremo il tappeto dal lato giusto e saremo stupiti di vedere con quale saggezza e arte Dio ci ha guidati sulla terra.


Wilhelm Busch
di Francesco La Manna

lunedì 5 ottobre 2015

Una gioia così grande ...

“…Una gioia così grande …” Questo è un verso di un canto, spesso cantato nei nostri incontri cristiani, che io non riuscivo più a intonare; ma ora, grazie a Dio posso dire: “ Dio ha fatto cose grandi e noi siamo nella gioia” Salmo 126:3. Mi chiamo Daniela sono nata in un comune delle Marche, dove ho vissuto fino a qualche anno fa. La mia storia legata alla fede cristiana inizia quando una persona ha parlato di Gesù a mia madre negli anni 50. Lei era molto devota ad un santo e attendeva da tempo un miracolo, perché soffriva di una grave forma di ulcera. Nel periodo di carnevale