Il 30 novembre 2001 il Pastore Daniel Ekechukwe e un amico stavano recandosi in auto ad Onitsha, in Nigeria, al villaggio del padre, che si trova fuori di Owerri. Mentre tornavano a casa, il Pastore Daniel cercò di frenare al termine di una strada collinare ripida, non molto lontana da casa sua. Il pedale affondò a vuoto senza opporvi resistenza. L'auto andò a sbattere contro un paracarro in pietra. Il petto urtò violentemente il volante e la testa, il parabrezza. Venne portato con urgenza ad Onitsha, all'ospedale più vicino, e ricoverato in terapia intensiva. le sue condizioni erano decisamente serie.
La moglie:
...Gli dissero "Pastore, pastore, tua moglie è qui". Lui aprì gli occhi e mi chiamò, gli dissi: "Vuoi lasciare me e i bambini e andartene? Non puoi farlo". Mi chiese dove si trovasse: "All'ospedale Boromhio" risposi. Mi disse di portarlo fuori da quel posto se lo amavo e non volevo che morisse lì. Dovevo portarlo dal suo medico ad Owerri. Lo staff medico autorizzò il trasporto di Daniel, ma con attenzioni particolari; però dopo pochi minuti di viaggio cominciò ad avere problemi respiratori.
Mio marito mi disse che dovevo prendermi cura di me e dei bambini, della casa e che non dovevo preoccuparmi, che avrei dovuto prendermi cura d'ogni cosa. Mi disse che ci sono persone chiamate ad andarsene presto e lui era uno di quelli. Il suo viaggio stava finendo, allora incominciai a piangere come se fossi già vedova, pensavo a quando avrei sofferto in futuro. Ero invasa dalla sofferenza e scossa dal pianto, dovevo farmi forza.
Kingsley Iruka, amico di Daniel:
Era molto tardi quando arrivammo al Federal Center, e non potevano occuparsi di noi perché il medico di turno non c'era più. Un altro dottore con una infermiera venne a vedere cosa era accaduto; abbiamo raccontato dell'incidente, ma ci dissero che era troppo tardi, Daniel stava morendo. Allora siamo corsi alla clinica St. Eunice's Clinic e abbiamo incontrato il dottore Josse. Dopo una visita accurata disse che era morto, e che sarebbe stato meglio portarlo all'obitorio.
Dott. Josse Annebunwa:
Mi fu detto che era stato coinvolto in un incidente di macchina a Onitsha, quando lo esaminai non riscontrai la presenza di nessun rumore respiratorio, l'ho ascoltato con lo stetoscopio ma niente, ho controllato il cuore e il sistema cardiovascolare ma non c'era nessun rumore circolatorio. Il paziente non aveva polso, le pupille erano fisse e dilatate: il paziente era totalmente morto. Doveva essere trasferito in obitorio.
La moglie:
Non sapevo cosa fare, era come se le forze mi lasciassero, gridavo. La casa della famiglia di Daniel è vicina a Owerry, andai ad informare il padre; i genitori erano di sicuro a casa. Quando arrivammo al villaggio suo padre si uni a noi nel dolore.
Il padre:
Poi nella notte, a mezzanotte di quel venerdì la moglie è venuta qui con la salma, dopo averlo visto per evitare che la gente si affollasse per curiosità, con la moglie l'ho portato all'obitorio.
Barlingston R. Manu, impresario di pompe funebri:
Furono il padre e la moglie a portarcelo: non c'era vita in lui, né battito cardiaco, né segni di respirazione. Fu preso in carico come salma, ad un esame accurato ogni parte del corpo risultava irrigidita, costatarlo mi autorizzo a dar corso alla procedura ordinaria. Ho registrato la salma alla seconda stanza, ultimo tavolaccio.
Il padre:
L'addetto dell'obitorio prese i nostri nomi e ricevette mille naira (moneta nigeriana) per continuare il lavoro. Poi il sabato ripartii, dovevo portare a casa la moglie e i bambini e il mio primogenito che vive ad Onitsha. Una volta a casa eravamo tutti immersi nell'angoscia, quando sentimmo la moglie urlare.
La moglie:
Incominciai a gridare al Signore e ricordare a Dio le sue promesse, prima di tutto quest'anno Dio mi aveva detto in Isaia capitolo 60 che non avrei dovuto vivere nessuna violenza in famiglia, sarei stata chiamata la città del Signore. Quando succede qualcosa mi rivolgo a Dio basandomi su quella parola e dico: "Questa è una nuova violenza che si abbatte su di me. Mi avevi promesso che non avrei più patite, perché e accaduto allora? Ero sicura che Dio me ne avrebbe liberata". Un altro verso che mi ha ispirata è in Ebrei 11:35: "Le donne riebbero per risurrezione i loro morti". Ogni volta che leggevo questo verso sempre mi dava la forza di aggrapparmi a Dio e agire. Quella notte quando mi ricordai di tutto ciò dissi: " No, non può accadere, devo fare qualcosa per mettere ancora Dio alla prova.
Il padre:
Sabato notte mentre vegliavamo, la moglie di mio figlio venne da me, mi disse che il pensiero del marito la tormentava e che dovevamo portarlo ad Onitsha, dal pastore Reinhard Bonnke.
La moglie:
Mio suocero infine decise di accompagnarmi, andò alle pompe funebri e programmò il viaggio, prima che partissimo avevano già messo mio marito nella bara, il mio primogenito Victor venne con me. Quando arrivammo lì, riparai il bambino da qualche parte perché non volevo che vedesse il padre. Ma lui mi chiese: "Dov'e mio padre?" Gli dissi: "Lui è al villaggio" ma quando arrivammo al villaggio mi chiese ancora del padre, gli dissi: "Tuo padre e a Onitsha", lo stavo ingannando, piangeva. All'atto di mettere la bara dentro all'ambulanza, mi volevano tenere lontana, ma io corsi a sedermi sul sedile anteriore, con mio figlio e suo fratello. Poi partimmo alla volta di quel posto. The Grace of God Mission. Vidi qualcuno e gli chiesi: "Sai se Bonnke è arrivato?"
Pastore Dott. Paul Nwachkwu:
Bonnke era arrivato il 2 dicembre 2001 per presentare "Evangelismo mondiale per la vita del regno". Abbiamo diffuso annunci, invitato la gente a venire, abbiamo comunicato che avrebbe pregato per i malati e per la gente di Onitsha. All'una circa Bonnke stava predicando sul palco, ad un tratto qualcuno venne ad avvisarmi che avevano portato un uomo con una ambulanza in una bara.
Pastore Paul Nwachkwu Jr.:
Eravamo seduti entrambi in chiesa uno accanto all'altro, un usciere venne di corsa a dirci che c'era un' emergenza: cercavano di portare un cadavere in chiesa. Siamo corsi giù (eravamo al quarto piano), fino al luogo indicato e abbiamo trovato l'ambulanza. Il pastore aveva detto di portarlo su ma noi al personale dell'ambulanza imponemmo di non muoversi.Volevamo innanzitutto parlare con la moglie del morto, la mandai a chiamare. Quando l'ebbero condotta, le chiesi innanzitutto che cosa fosse successo esattamente.
La moglie:
Prima di venire, sentivo che l'unzione sarebbe stata così forte qui che avrebbe fatto risorgere mio marito.
Pastore Paul Nwachkwu Jr.:
Ci consultammo e le dissi che sarebbe stato estremamente imbarazzante portare un cadavere in chiesa. Dio è ovunque, non era necessario portarlo là, Dio opera miracoli e non importa dove si trovi chi li deve ricevere.
Pastore Dotto. Nwachkwu:
Il personale di sicurezza, quello del servizio segreto nigeriano, e quello dell'unità mobile di polizia arrivarono tutti insieme. Ordinarono ai becchini di aprire la bara, volevano essere sicuri che non contenesse una bomba invece di una salma, ma constatarono che non era così, e ordinarono di richiudere il feretro. Fra le forze di sicurezza c'erano un nostro uomo che autorizzò il trasporto della bara, la moglie tra le lacrime diceva:"Per fede sono sicura che tornerà in vita". La cosa suscito una discussione, alcuni dissero di portarlo dentro, altri che non si doveva fare e per un po' continuò un terribile tira e molla. Finché mio figlio disse di portarlo nel seminterrato e toglierlo dalla bara, altrimenti i bambini si sarebbero spaventati, e la gente sarebbe scappata.
Pastore Nwachkwu Jr.:
Prima di tutto dissi che avrebbero dovuto rimuoverlo dalla bara, alcuni ragazzi ci aiutarono a farlo; noi intanto ritornammo in centro conferenze giovanili. Cercavamo un posto dove adagiarlo e lo mettemmo su delle tavole.
Pastore Dott Paul Nwachkwu:
Al termine della riunione, finito di predicare, Bonnke prego per le persone, e poi lo condussi in ufficio... a quel punto qualcuno si precipito dentro dicendo "ora respira, respira".
Pastore Onyeka:
Aveva cominciato in quel momento a respirare, un poco alla volta. Io e un mio amico pastore Lyuk Ibreyk, iniziammo a pregare ma quando lo toccai, dalla testa ai piedi era rigido come una statua, qualcuno scatto anche delle foto. Abbiamo continuato a pregare e a pregare, lui respirava in modo sempre più vigoroso. Tutti pregavano, cantavano e pregavano, la gente si accalcavano, volevano vedere e sapere come sarebbe andata a finire. Lì pregavamo e sudavamo, tranquillizzammo la folla, il miracolo sarebbe avvenuto. La moglie era seduta su una panca, noi continuavamo a pregare instancabilmente. Improvvisamente vedemmo gli occhi muoversi e la vita entrare in lui. Dissi al mio amico pastore Lyuk che quest'uomo era all'obitorio da ben tre giorni. Poi incominciammo a massaggiare, lui incomincio a massaggiargli la mano destra, e io la sinistra. Gli facevamo come delle frizioni e insistevamo perché la vita rifluisse. Avevamo visto che mentre pregavamo, il cuore gli si era riscaldato, respirava, e continuammo i massaggi, la vita rientrò in quelle mani, gliele abbiamo messe sul petto, gli abbiamo massaggiato il collo, la vita ritornava in lui, ora potevo girarlo, prima era rigido come uno stoccafisso.
Pastore Dott. Paul Nwachkwu:
Presi il microfono e annunciai che avevano trasportato là un morto che adesso aveva ripreso a respirare, il padre interruppe il mio annuncio e disse: "Anche se respira il corpo e ancora duro come il ferro".
Pastore Onyeka:
Improvvisamente la gente si mise a gridare, mi voltai a guardare: quel luogo si era riempito di persone che volevano vedere. Vidi quell'uomo alzarsi e corsi verso di lui e lo abbracciai, lui si guardò intorno, allora decisero di portarlo di sopra perché le persone si affollavano troppo in quel posto. Lui chiese il suo quaderno insistentemente.
Capii che se lo avessimo tenuto la, la gente ci avrebbe travolto, dissi: "Portiamolo su". Prima di salire il primo gradino disse "acqua, acqua". Gridai di portargli dell'acqua. Mentre aspettava l'acqua continuava a ripetere "Il mio quaderno, dov'è il mio quaderno". Faceva molto caldo e prendemmo il ventilatore da una stanza, ma lui continuava a chiedere del suo quaderno. Poi dissi: "Fa troppo caldo qui portiamolo nella sala grande, è più ventilata, respirerà meglio". Così lo portammo, c'era una gran folla che premeva da fuori, attirata dalle voci di quella resurrezione. Venivano e vedevano il morto lì seduto.
Il viaggio di Daniel:
Sulla via del ritorno a casa a Onitsha, c'è una grande vallata con strade in discesa molto ripide, i freni della mia auto all'improvviso si ruppero: era una mercedes 230, ho provato a controllarla ma non ci sono riuscito. A causa della estrema pericolosità hanno messo dei paracarri per impedire alle auto per finire nei burroni, la mia andò a sbattere contro uno di quelli. Il torace urtò il volante e la testa il parabrezza. Ricordo che vomitai sangue in gran quantità, il sangue mi usciva anche dal naso; anche chi era rimasto accanto a me era rimasto ferito, la gente incominciò ad affollarsi intorno a noi, ricordo unicamente che arrivò qualcuno che mi estrasse dall'auto. Mentre ero in ospedale improvvisamente ripresi conoscenza, mi guardai attorno e vidi tubi di ogni tipo, fissi nel corpo flebo e quant'altro. Ho chiesto di mia moglie, quando arrivò, di portarmi dal mio dottore Musury ad Owerri; era il mio dottore mi aveva curato altre volte. Volevo che mi portasse da lui.
La moglie:
L'abbiamo portato via da quel posto e siamo andati ad Owerri.
Daniel:
C'erano pastori ed altra gente ad accompagnarmi, respiravo a fatica, sentivo che qualcosa doveva accadere lungo il tragitto, chiesi che permettessero a mia moglie di venire con me e così fecero. Contemporaneamente salirono in ambulanza anche due angeli, provai un improvviso timore quando li vidi, ebbi paura e volevo dire ad alta voce cosa stavo vedendo ma uno di loro mi chiuse la bocca. Così non potei parlare degli angeli, dissi solo a mia moglie di prendersi cura della chiesa e dei bambini. Poi i due angeli mi portarono via, arrivammo in luogo dove mi diedero in consegna ad un altro angelo, questi mi portò altrove e mi disse che avremmo visitato il paradiso, mi disse proprio così. Comunicavo con lui come un essere umano, gli posi domande e lui mi rispose, mi trattava come un amico. Avvicinandoci a quei luoghi vidi moltitudini di esseri uguali a chi mi accompagnava, portavano come lui una veste bianca. Il corpo era uguale di un bianco puro, quelle vesti non sembravano che si potessero separare dal corpo, tutti erano esattamente come colui che era con me. Nel mio cuore dissi "Ecco dove si radunano gli angeli", riuscivo ancora ad avere dei pensieri. L'angelo mi disse che era dove i santi che sono morti si riuniscono, li guardavo e li sentivo cantare lodi meravigliosi, c'era come una forza dentro questo ambiente che controllavano quello che facevano. Quando volevano alzare le mani, le alzavano tutti insieme, nessuno era più veloce ne più lento, se volevano inginocchiarsi lo facevano all'unisono, un'unica forza pareva indurli ad agire. Sentivo molti strumenti musicali, ma non ne vedevo uno solo, nello spirito desideravo unirmi a loro, mi mossi per farlo ma l'angelo me lo vietò: "Non andare, ho molte altre cose da mostrarti". Poi mi disse:"Andiamo a visitare la dimora che Gesù ti ha promesso". Lui mi portò in un posto meraviglioso, quello che ho visto lì non era paragonabile a nulla, era una casa meravigliosa, ricca di gloria. Guardavo quell'edificio che sembrava vetro, oro o qualcosa di simile, anche i fiori lì sembravano d'oro, mi disse che Gesù aveva finite le dimore ma che i santi non erano pronti. Poi mi disse: "Andiamo a visitare l'inferno". Era l'esperienza finale. A qualunque luogo l'angelo alludesse, ci trovavamo trasportati la, non dovevamo volare né muoverci. Quando disse andiamo a visitare la dimora in un batter d'occhio mi ritrovai in un posto che ne aveva tutto l'aspetto, poi disse visitiamo l'inferno e in un batter d'occhio ci trovammo laggiù, ci avvicinammo e vedemmo un portale enorme, con sopra una scritta benvenuti alle porte dell'inferno. L'angelo alzò le mani così e il portale si apri con un suono meraviglioso. Sentivo lamenti, vidi persone come noi, avevano vestiti indosso, il corpo era lo stesso, di carne alcuni erano bianchi altri neri, erano come noi, non come quelli che avevo visto dall'altra parte, gridavano, c'era molta sofferenza, tanto tormento, era come se mi vedessero, non penso che vedessero l'angelo perché non chiesero mai il suo aiuto, chiedevano a me di aiutarli gridando. Mi ricordo di uno di loro che mi ha scioccato, stava gridando "Sono un pastore, ho rubato i soldi della chiesa e sono pronto a restituirli". Voleva che lo aiutassi, sono pastore anch'io e mi colpì profondamente. C'era una forza che li tormentava, non vidi né fuoco né fiamma ma il tormento era tale come se le persone fossero immerse nel fuoco. Le cose che l'angelo mi diceva le scrivevo in un quaderno che l'angelo mi aveva dato, insieme con una penna: appuntai tutto. Quando mi sono svegliato qui la prima cosa che mi sono ricordato è stata quel quaderno, ho chiesto a loro dov'era ma non potevano capire; più tardi ho compreso che il quaderno rappresentava la mia memoria. Così mentre stavo discutendo con l'angelo, mi disse che avevo un'altra opportunità di tornare indietro. Disse che la richiesta dell'uomo ricco nell'inferno era stata concessa in questa generazione. Non capii, dopo essere risvegliato andai a leggere la Bibbia: la richiesta del ricco era stato che un morto era rimandato nel mondo, era stata concessa a questa generazione come ultimo avvertimento.
Pastore Dott Paul Nwachkwu:
Lunedì quando venne a casa mia mandava forte odori di conservanti chimici che gli avevano iniettati, era totalmente impregnato, non avevo mai visto una cosa del genere, so che si può risuscitare dalla morte ma non avevo mai sentito di qualcuno che fosse che fosse stato per ben tre giorni in obitorio. Uno della sicurezza gli aveva tolto i tamponi dal naso e sfilato i guanti dalle mani: era meraviglioso, incredibile.
Daniel:
Quando l'angelo mi portò fuori dall'ambulanza beh, io da cristiano sapevo che erano angeli, perché avevo sempre sentito storie simili, quando li vidi li riconobbi subito. Seppi dentro di me che era giunta la morte, poi persi coscienza, non mi ricordavo nemmeno di mia moglie, dei bambini, della casa, della macchina e di tante altre cose. Dio mi ha benedetto in molti altri modi. Domenica quando mi sono svegliato, sentivo molte voci intorno a me, ho visto delle mani tenermi, qualcuno diceva bara.., obitorio..., tre giorni.... non capivo, non domandai niente fino a casa, mia moglie poi mi raccontò i particolari. Le dissi che da quel momento in poi nella presente condizione, se avessi mai dovuto sentire anche il più piccolo accenno di litigio, sarei corso a chiudermi in bagno e ne sarei uscito solo quanto tutto fosse finito. Non sono pronto per perdere il cielo, non voglio altri problemi matrimoniali, di nessun tipo, il fatto mi ha talmente toccato che sono diventato più timoroso di Dio.
Pastore Dott. Paul Nwachkwu:
Quando lo portarono nella sala di riunione una donna zoppa lo vide e buttò le stampelle, cominciò non ha camminare ma a correre. Ricordo la reazione del marito, quanto la moglie cominciò a correre lei lo voleva abbracciare, ma lui disse: "No, Non toccarmi sono un peccatore, se mi tocchi diventerai zoppa di nuovo" e l'uomo corse avanti alzò le mani e incominciò a gridare chiedendo a Dio di perdonare tutti i suoi peccati. Era meraviglioso.
Dal film, "Ritorna alla Vita" Storia vera.
Trascritta da La Manna Francesco
Storie di Fede Vissute
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