lunedì 15 giugno 2015

Amore senza parole

Il terribile terremoto che si abbatté proprio sul centro di una grande città di quel paese di stretta osservanza islamica nel quale lavoravano, non durò che undici secondi. Secondi nei quali le vite e i beni di molte migliaia di persone andarono distrutti. La distruzione era devastante a vedersi. Neppure una bomba tradizionale sarebbe stata in grado di produrre un simile disastro e di portarsi via tante vite! Camminando in mezzo alle rovine di quello che soltanto pochi giorni prima era stato un quartiere bello ed accogliente, tutto quello che potevamo fare, era chiederci in quali possibili modi avremmo potuto dare una mano. Grazie a Dio, nel giro di poco tempo la nostra organizzazione ricevette una grossa somma di denaro, dato che persone di tutta Europa stavano facendo dei doni attingendo dai loro averi, per quanti avevano perso tutto, tranne la vita. Durante le prime settimane, insieme con molte altre organizzazioni umanitarie, aiutammo a
distribuire tutti i generi di articoli di prima necessità: tende, coperte, cibo, set di prodotti per l'igiene, e così via. Le altre organizzazioni poi lasciarono il paese, ma la situazione per le persone continuava ad essere estremamente difficile. Passato lo shock iniziale, molte vittime incominciarono a manifestare i sintomi di una profonda depressione. Così noi restammo, e continuammo ad aiutare; con delle attività che avrebbero avuto effetti più durevoli sui beneficiari, consentendo loro di riprendere nuovamente in mano le loro vite. Un giorno si rivolse a noi un uomo, la cui famiglia era stata colpita con particolarità durezza dal disastro. Diciassette dei suoi parenti erano morti. "Perché state facendo tutto questo?" chiese. "Il nostro stesso governo non ci sta realmente aiutando, e anche i nostri leader spirituali non si vedono da nessuna parte! Voi siete venuti da un paese lontano per aiutarci. Perché lo state facendo?" Senza saper fino a che punto potessimo spingerci a parlare, dato che gli "osservatori del governo" sembrava che fossero dappertutto, mia moglie rispose: "Perché non ci riflette lei stesso?". Pochi giorni dopo tornammo nello stesso posto per continuare con il nostro lavoro. Lo stesso uomo venne da noi. "Ho riflettuto sulla sua domanda," disse. "E qual'è la sua conclusione?" "Penso che a farvi fare tutto questo per noi debba essere l'amore di Gesù Cristo nei vostri cuori". Wow! Che cos'altro avremmo potuto rispondere, se non: "Ha perfettamente ragione. E' esattamente questa la ragione per cui con tutto il cuore stiamo facendo questo. "? Ci sono delle volte in cui, come cristiani, ci sembra di non avere nulla da dire se non possiamo parlare della nostra fede? Anche in queste circostanze, la realtà di Gesù Cristo dentro di noi si riflette chiaramente in quello che siamo! Mi chiedo perché i non credenti siano tanto più pronti ad accorgersene di noi! Uno dei nostri colleghi era solito dire: "Non cessiamo mai di essere dei proclamatori del Vangelo, anche se è molto raro che per farlo ricorriamo alle parole".

Eva
Francesco La Manna

Nessun commento:

Posta un commento