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lunedì 29 febbraio 2016

I nostri corpi, come tende.

Quando da piccola andavamo in campeggio al mare, pensavo che vivere in una tenda fosse la più grande delle avventure. Sabbia sul pavimento? Cosa importa? Le zanzare? Basta una zanzariera. Sporco o pioggia? Non fa male a nessuno! Vivere in una tenda è proprio divertente! Ora, circa trent'anni dopo, la storia è diversa. A me e a mio marito piace il campeggio, ma non posso starci per molto. Per qualche motivo vivere in una tenda sembra diventare sempre più estenuante ogni anno che passa. Sabbia, zanzare, sporco, pioggia? Ve la lascio! Mi dico dopo quattro o cinque giorni! Forse è per questo che l'apostolo Paolo (che lavorò come costruttore di tende) paragonò la vita nei nostri corpi alla vita in una tenda. Una tenda è solamente qualcosa di temporaneo. Possiamo sopportarla solo per un po'; e ogni anno che passa troviamo sempre più estenuante vivere in questi corpi. Non sei contento che non dovremo gemere e bramare per sempre in queste tende, come dice Paolo in 2 Corinzi 5? Quando penso a questo mi viene in mente la storia di Steve Coyle. Steve, che viveva alle Hawaii, andava a nuotare per un'ora ogni mattina. Un giorno, un incidente mentre si tuffava danneggiò gravemente la sua spina dorsale. Si riprese da quell'incidente, ma tre mesi dopo ne ebbe un altro che lo rese tetraplegico. Persino in questo stato, Steve non si lamentò mai della sua paralisi.