Era il 4 Luglio 1986, ed erano passati tre mesi da quando nostro figlio Jared era morto. Io e mio marito Chris eravamo grati a Dio per i dieci e mezzo che avevamo potuto vivere con il nostro figlio adorato. Decidemmo di andare a Laguna Bech, in California, per le celebrazioni della festa dell'indipendenza. Dopo aver ammirato gli scintilli e l'arcobaleno di colori dei fuochi d'artificio, percorremmo a piedi, tenendoci a braccetto, la Pacific Coast Highway. Ci fermammo a guardare la vetrina di un negozio di articoli da regalo e decidemmo di entrare. Girellando tra gli scaffali, notai una magliettina grande all'incirca quanto il portafoglio di un uomo, con sopra la scritta: "Il figlio più grande del mondo".
Sembrava proprio la misura adatta per il piccolo orsacchiotto di Jared che teniamo sulla testata del letto. Jared stringeva tra le braccia questo orsacchiotto per ore. A volte agguantava il suo nasino rosa fin quasi a strapparlo. Dopo aver comprato la maglietta, uscimmo sul marciapiede affollato e ci stringemmo l'uno all'altra cercando di riempire quel posto vuoto fra noi lasciato da nostro figlio. Mi sentivo il cuore pesante, come se qualcuno mi avesse attaccato al petto un'ancora di piombo. Mentre ci giravamo per riprendere a camminare lungo la strada, vidi un palloncino color argento a forma di cuore che fluttuava nell'aria davanti a noi. Chris allungò la mano per afferrare il nastro che penzolava sotto il palloncino, ma esso si allontanò e sfuggì alla sua presa, come per prendersi gioco di lui. Mentre Chris continuava a cercare di prendere il palloncino, lo afferrai per un braccio e lo allontanai dalla strada. Il palloncino rimase sospeso alcuni minuti proprio fuori della sua portata, al di sopra del flusso del traffico. Poi, lentamente, si girò verso di noi e così riuscimmo a leggere il messaggio stampato su uno dei suoi lati. Tenendoci ancora a braccetto, fissammo increduli il messaggio mentre lo leggevamo ad voce alta: "Ti voglio bene, mamma". Non appena terminammo di pronunciare queste parole, il palloncino cominciò a salire in alto, in silenzio, verso il cielo. Dio ci voleva far ricordare che il nostro bambino era al sicuro nelle Sue mani, e darci a noi un conforto e una speranza che un giorno, ci saremmo rivisti e riuniti. Grazie Gesù.
Sembrava proprio la misura adatta per il piccolo orsacchiotto di Jared che teniamo sulla testata del letto. Jared stringeva tra le braccia questo orsacchiotto per ore. A volte agguantava il suo nasino rosa fin quasi a strapparlo. Dopo aver comprato la maglietta, uscimmo sul marciapiede affollato e ci stringemmo l'uno all'altra cercando di riempire quel posto vuoto fra noi lasciato da nostro figlio. Mi sentivo il cuore pesante, come se qualcuno mi avesse attaccato al petto un'ancora di piombo. Mentre ci giravamo per riprendere a camminare lungo la strada, vidi un palloncino color argento a forma di cuore che fluttuava nell'aria davanti a noi. Chris allungò la mano per afferrare il nastro che penzolava sotto il palloncino, ma esso si allontanò e sfuggì alla sua presa, come per prendersi gioco di lui. Mentre Chris continuava a cercare di prendere il palloncino, lo afferrai per un braccio e lo allontanai dalla strada. Il palloncino rimase sospeso alcuni minuti proprio fuori della sua portata, al di sopra del flusso del traffico. Poi, lentamente, si girò verso di noi e così riuscimmo a leggere il messaggio stampato su uno dei suoi lati. Tenendoci ancora a braccetto, fissammo increduli il messaggio mentre lo leggevamo ad voce alta: "Ti voglio bene, mamma". Non appena terminammo di pronunciare queste parole, il palloncino cominciò a salire in alto, in silenzio, verso il cielo. Dio ci voleva far ricordare che il nostro bambino era al sicuro nelle Sue mani, e darci a noi un conforto e una speranza che un giorno, ci saremmo rivisti e riuniti. Grazie Gesù.
Lorrie Boyd
Trascritto da La Manna Francesco
Storie di Fede Vissute
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