Alle nove e mezza della sera del 16 luglio 1985, uscii di casa all'aeroporto di Karaci per incontrare un collega. Arrivai con dieci minuti d'anticipo, così mi misi a passeggiare su e giù nella parte esterna del complesso aeroportuale. Mentre stavano attraverso l'atrio delle partenze, un uomo mi diede un colpo sulla spalla e mi chiese se conoscevo l'uomo che mi stava indicando. Osservai quell'uomo, che sembrava un pachistano, e dissi di no. Mi voltai per continuare a camminare, ma il mio interlocutore insistette che quell'altro uomo era un mio amico. Ripetei che non lo conoscevo e che dovevo incontrare con una persona agli arrivi. Mi chiese di accompagnarlo all'ufficio controlli sicurezza. Mi misi nuovamente a protestare, quando dieci - quindici agenti della sicurezza mi circondarono
domenica 27 dicembre 2015
Ama il tuo nemico!
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mercoledì 2 dicembre 2015
"Voglio entrare nella vita di Dio"
"Voglio entrare nella vita di Dio," disse il giovane che giunse in casa mia in una tarda serata del 1961. "Perché" chiesi. "Perché voglio che i miei peccati siano perdonati, e alla mia morte voglio andare in cielo" replicò. Il suo nome era Paulo, e aveva sedici anni. Sembrava così timido ed insignificante che ebbi dei dubbi ad immaginarlo capace di resistere alla persecuzione che sicuramente sarebbe seguita. Gli dicemmo che cosa era successo ad altre quattro persone che, in diverse occasioni, erano entrate "nella vita di Dio", e come nessuno di loro sia stato in grado di perseverare. Paulo era molto determinato. Il suo ragionamento era che, anche se lo avessero ucciso, lui non avrebbe avuto nulla da perdere e tutto da guadagnare. Ci inginocchiammo insieme e fece la sua prima preghiera, chiedendo al Signore di perdonare i suoi peccati e di venire nel suo cuore. Due giorni dopo tornò da noi, estremamente combattuto. Aveva detto alla sua famiglia che non avrebbero più dovuto fare sacrifici per lui e che in futuro voleva essere dispensato dalla partecipazione a tutte le cerimonie. Ciò che era seguito fu anche peggio di quello che avevamo previsto. Gli anziani del suo villaggio Papel si riunirono insieme ammonendolo e minacciandolo (e che un giovane rifiutasse gli ammonimenti degli anziani era una cosa inaudita). Da momento che Paulo era rimasto fermo sulle sue posizioni, tutti i suoi parenti vicini e lontani si riunirono e lo piansero in un funerale. Il suo fratello maggiore, quella mattina, si era recato nei campi minacciandolo che se non avesse abbandonato "la vita di Dio", al suo ritorno, quella notte, lo avrebbe picchiato fino a quando non avesse ritrattato, o non fosse morto. Anche suo zio minacciò di ucciderlo, e poi di suicidarsi. Paulo lasciò quella massa esaltata di persone che si lamentavano, e corse da noi. Che cosa potevamo fare? Non ce la sentivamo di azzardarci di tenerlo al centro missionario. Dopo aver pregato per lui e aver provato ad incoraggiarlo, lo accompagnammo a casa e non riuscivamo proprio ad immaginare quello che ci aspettava. Appena entrati nel recinto, sembrò che il Signore avesse fatto calare la calma su tutti loro ed essi ci si riunirono intorno per ascoltare quello che Domingos (un evangelista locale) aveva da dire. Predicò con potenza per circa un'ora, mentre loro erano fermi, immobili, senza quasi fare caso neppure alle zanzare. Quando finì, Paulo, in maniera pacata ma ferma, confessò la fede che aveva appena trovato e parlò della gioia che il Signore gli aveva detto di ubbidire ai suoi genitori e di rispettarli, e che il suo desiderio era quello di rimanere con loro e di lavorare per loro fino a quando non avessero accettato anch'essi Cristo quale Signore e Salvatore. Era stata ottenuta una vittoria. Ora tutti gli occhi erano puntati su di lui per vedere se gli spiriti della tribù si sarebbero presi la loro vendetta. Paulo fu il primo convertito di Biombo a rendere una testimonianza così chiara. Sentivamo che, se avesse continuato così, avrebbe potuto sicuramente essere la chiave per aprire le porte della tribù dei Papel. Nella storia della chiesa Papel, la vicenda di Paulo ha un posto di tutto rilievo. Una settimana o due dopo la sua conversione si presentò sulla nostra strada trascinandosi dietro un'automobilina giocattolo fatta in casa con una corda. Il mio cuore ebbe un cedimento. "E' soltanto un bambino" pensai. "Non potrà mai reggere a tutte quelle pressioni". Mi sbagliavo. Resse. Più tardi gli insegnai a leggere ed egli aiutò nella traduzione del Nuovo Testamento. Prestò anche servizio nel piccolo ambulatorio che gestivamo, dove la sua vibrante testimonianza, insieme con i miracoli di guarigione che il Signore ci donò, pose le basi della chiesa Papel. Alla fine, durante la guerra d'indipendenza, Paulo fu arruolato nell'esercito portoghese. L'obiezione di coscienza non era ammessa, ma egli ebbe fede nel Signore che non avrebbe mai dovuto uccidere. Dio rispose alla sua preghiera: gli fu insegnato a guidare e passò tutto il tempo a guidare Jeep, senza mai sparare un colpo. Più tardi si stabilì nella capitale e, insieme con altri, conquisto molti Papel alla fede in Cristo, e vi fondò due grandi chiese Papel. Paulo fu per diversi anni presidente dell'intera chiesa evangelica della Guinea Bissau. E' ancora un pastore nonché un membrò attivo del Consiglio di Chiesa. Nel corso degli anni, la chiesa di Biombo è cresciuta, arrivando a contare molte chiese. Da un inizio minuscolo, ora ci sono più di duemila credenti Papel nella Guinea Bissau, più alcuni altri in Portogallo.
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