Questa è una testimonianza triste ma piena di fede preziosa, di due sorelle olandese prigioniere in campo nazista a Ravensbruk. Vennero arrestate perché nascondevano nella loro casa molti ebrei. Loro, e tutta la loro famiglia, erano cristiani molto attivi per il servizio al Signore in Olanda. La sorella più grande, Betsie, non c'e la farà a sopravvivere in campo di concentramento per le troppe fatiche e per il suo fisico debole, ma riesce a ringraziare Dio in qualsiasi occasione, anche nella più tremenda, che io e te non vorremmo mai passare nella nostra vita. Inoltre, insieme alla sorella, furono lo strumento che Dio usò per portare molte anime ai piedi della Croce. L'altra sorella, Corrie, riesce miracolosamente a fuggire dal campo nazista e diventa una testimonianza vivente in tutto il mondo. Oggi anch'essa è tra i santi in cielo con il Signore. Ma i suoi scritti, ancor oggi, raccontano le meraviglie di Dio. Abbiamo preso da un suo libro, “Il Nascondiglio", una delle tante testimonianze. Se hai voglia di leggerla fermati 10 minuti Dio ti benedica.
Ferrentino Francesco La Manna
Lo spostamento delle baracche permanenti avvenne durante la seconda settimana d'ottobre. Fummo fatte marciare, per dieci, lungo un viale di carbonella e quindi in una via più stretta fra le baracche. Parecchie volte la colonna si fermò mentre venivano letti ad alta voce i numeri: a Ravensbruk non si usano mai i nomi. Finalmente furono chiamati quello di Betsie e il mio. "Prigioniera 66729, prigioniera 66730". Uscimmo dalle file assieme a una dozzina circa di altre donne e fissammo la
lunga facciata grigia della baracca 28. Sembrava che metà delle finestre fossero rotte e sostituite con stracci. La porta d'ingresso centrale immetteva in una grande camera dove duecento donne o più erano curve su aghi da calza. Sulle tavole fra loro stavano file di calzini di lana del color grigio dell'esercito. Delle porte laterali davano quindi su due camere ancor più grandi, di gran lunga le più grandi fra i dormitori che avevamo visto finora. Betsie ed io seguimmo una guida attraverso la porta destra. A causa delle finestre infrante la vasta camera era in semipenombra. I nostri nasi ci dissero subito che il luogo era malsano: in qualche punto i tubi erano saltati mentre il materiale dei letti era sporco e putrescente. Quindi, quando i nostri occhi si adattarono alla penombra, vedemmo che non c'erano affatto letti individuali ma grandi tavolati quadrati disposti a tre piani uno sopra l'altro, incuneati fianco a fianco e testa a testa, e solo occasionalmente divisi da uno stretto passaggio. Seguimmo la nostra guida in fila per uno siccome il passaggio non era abbastanza ampio per due e lottando contro la claustrofobia dovuta a queste piattaforme che si alzano dovunque al di sopra di noi. La tremenda camera era quasi vuota; le altre prigioniere dovevano essere fuori, divise in varie squadre di lavoro. Finalmente la guida ci indicò una piattaforma al secondo piano, al centro di un grande blocco. Per raggiungerla dovevamo salire in piedi sul piano inferiore, sollevarci su e quindi strisciare attraverso altre tre piattaforme coperte di paglia per raggiungere quella che dovevamo dividere con... quante altre? Il piano al di sopra del nostro era troppo stretto per permetterci di stare sedute. Giacevamo sdraiate, lottando contro la nausea che ci provocava la paglia in putrefazione. Potevamo udire le donne giunte con noi mentre trovavano i loro posti. Improvvisamente balzai su colpendo con la testa il piano al disopra del nostro. Qualche cosa aveva pizzicato la mia gamba. "Pulci!" gridai. "Betsie, questo posto è infestato di pulci!" "Qui! E qui un'altra!" lamentai. "Betsie, come possiamo vivere in un posto simile!" "Facci vedere come... Facci vedere come", era detto in modo così naturale che mi ci volle un attimo per rendermi conto che stava pregando. Per Betsie sembrava scomparire sempre più la distinzione fra la preghiera e il resto della vita. "Corrie!" disse eccitata. "Ci ha dato la Sua risposta! Prima che glielo chiedessimo, come Egli fa sempre! Nella Bibbia, questa! Dov'era? Leggi di nuovo quella parte!" Scrutai attraverso il lungo oscuro passaggio per accertarmi che nessuna guardia fosse in vista, quindi estrassi la Bibbia dalla sua custodia. "Era nella Prima Lettera ai Tessalonicesi" dissi. Eravamo alla nostra terza completa lettura del Nuovo Testamento" da quando avevamo lasciato Scheveningen. Nella debole luce girai le pagine. "Ecco qui: ...confortate gli scoraggiati, sostenete i deboli, ad essere longanimi verso tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi procacciate sempre il bene gli uni degli altri, e quello di tutti". Sembrava scritto appositamente per Ravensbruk. "Va avanti", disse Betsie. "Non era tutto qui". "Oh, sì: ... gli uni degli altri, e quello di tutti. Siate sempre allegri; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso voi" (1 Tessalonicesi 5:14-18). "E' questo, Corrie! Questa è la Sua risposta: in ogni cosa rendete grazie! Ecco quello che possiamo fare. Possiamo incominciare proprio adesso a ringraziare Dio per ogni cosa in questa nuova baracca!" La fissai, quindi guardai intorno a me nella tetra camera dall'aria putrida. "Per che cosa per esempio?" dissi. Betsie: "per esempio per essere state qui insieme. Per la Bibbia che hai nelle tue mani!" Guardai la Bibbia. "Sì! Ti ringrazio, Signore, che quando siamo entrate qui dentro non ci sia stata ispezione! Grazie per tutte le donne che qui in questa stanza ti incontreranno grazie a queste pagine": "Sì", disse Betsie: "Grazie per lo stesso affollamento che c'è qui. Dal momento che stiamo così strette, tante più donne udranno la tua Parola!" Mi guardò con occhi espressivi in attesa di una mia parola. "Corrie!", mi disse vedendo che non parlavo. "Oh, si va bene risposi: Grazie per le folle ammassate, fitte e soffocanti". "Grazie" Betsie continuò serenamente, "per le pulci e per..." Le pulci!! Questo era troppo! "Betsie, neanche Dio potrebbe rendermi grata per una pulce!!" "Rendete grazie in ogni cosa" citò. "Non dice in piacevoli circostanze. Le pulci sono parte di questo luogo in cui Dio ci ha posto". E così stavamo sdraiate fra i tavolati e rendevamo grazie per le pulci. Ma questo volta ero sicura che Betsie avesse torto. Incominciarono ad arrivare poco dopo le sei le donne della baracca 28, stanche, inzuppate di sudore e sporche per il lungo lavoro forzato. L'edificio, come poi venimmo a sapere da una delle nostre compagne in piattaforma, era stato progettato per quattrocento. Adesso ci dormivamo in 1400, sistemate lì a quelle che arrivavano settimanalmente man mano che i Campi di concentramento in Polonia, in Francia, in Belgio e in Austria, come pure in Olanda, venivano evacuati verso il centro della Germania. Eravamo in nove donne, ora, a dividerci questo quadrato normalmente previsto per quattro, e alcune brontolavano quando scoprirono che avrebbero dovuto far posto a Bestie e me. Otto latrine luride e traboccanti dovevano servire all'intera camerata; per raggiungerle dovevamo strisciare non soltanto sulle nostre compagne di letto ma anche su quelle delle altre piattaforme. Qui non c'era un linguaggio comune e costantemente scoppiavano liti fra gente esausta e malnutrita. La sera a causa di aprire o chiudere le finestre, sentimmo urla furibonde, e udimmo il suono di zuffe, botte, bestemmie e singhiozzi. Nell'oscurità sentii le mani di mia sorella Betsie stringere le mie. "Signore Gesù" disse ad alta voce "manda la tua pace in questa camerata. Qui si è pregato troppo poco. Le stesse mura lo sanno. Ma tu vieni, Signore, lo lo spirito della discordia non può sussistere". Il mutamento fu graduale ma netto. Uno dopo l'altro i toni irati cessarono. Quando avevamo tempo nella camerata, leggevamo la Bibbia ad alta voce, poi c'era chi traduceva in polacco, francese, olandese, russo, ceco eccetera. Ogni giorno c'erano conversioni al Signore, il Signore toccava i loro cuori e molte donne piangevano dalla gioia per aver incontrato Gesù, benché stessimo in un posto molto somigliante all'inferno. Sulle prime Betsie ed io promuovevamo questi incontri con grande paura. Ma visto che passava una notte dopo l'altra senza che nessuna guardiana mai si avvicinasse a noi, diventammo più ardite. Erano così tante, ora, quelle che volevano unirsi a noi, e ascoltare nostro Signore attraverso le pagine del Nuovo Testamento. Tuttavia nella grande camera-dormitorio non c'era quasi nessun controllo. Non capivamo il perché. ...Una sera tornai più tardi alla baracca da un'incursione fuori dalle mura per raccogliere legna da ardere. Un leggero strato di neve copriva il terreno ed era difficile trovare i rami e i tronchi con i quali si faceva funzionare in ogni camera una piccola stufa. Bestie mi aspettava come sempre, in modo da poter fare assieme la fila per il pasto. I suoi occhi scintillavano. "Sembri straordinariamente soddisfatta di te", le dissi. Betsie mi rispose gioiosa: "Sai che non avevo mai capito perché avevamo tanta libertà nella camerata? Ebbene, ora lo so". Quel pomeriggio, disse, c'era stata confusione nel gruppo di lavoro per le dimensioni dei calzini ed avevano chiamato la sorvegliante perché venisse a dirimere la questione. "Ma non non volle entrare. Non voleva passare attraverso la porta, e neanche le guardiane. E sai perché? Betsie non poteva nascondere il trionfo dalla sua voce. "Corrie, Corrie, a cusa delle pulci! Ecco quello che hanno detto. Quel posto è brulicante di pulci!" La mia mente tornò indietro alla nostra prima ora in quel luogo. Ricordai il capo chino di Betsie, ricordai il suo ringraziamento a Dio per creature come le pulci, di cui non riuscivo a vedere l'utilità.
lunga facciata grigia della baracca 28. Sembrava che metà delle finestre fossero rotte e sostituite con stracci. La porta d'ingresso centrale immetteva in una grande camera dove duecento donne o più erano curve su aghi da calza. Sulle tavole fra loro stavano file di calzini di lana del color grigio dell'esercito. Delle porte laterali davano quindi su due camere ancor più grandi, di gran lunga le più grandi fra i dormitori che avevamo visto finora. Betsie ed io seguimmo una guida attraverso la porta destra. A causa delle finestre infrante la vasta camera era in semipenombra. I nostri nasi ci dissero subito che il luogo era malsano: in qualche punto i tubi erano saltati mentre il materiale dei letti era sporco e putrescente. Quindi, quando i nostri occhi si adattarono alla penombra, vedemmo che non c'erano affatto letti individuali ma grandi tavolati quadrati disposti a tre piani uno sopra l'altro, incuneati fianco a fianco e testa a testa, e solo occasionalmente divisi da uno stretto passaggio. Seguimmo la nostra guida in fila per uno siccome il passaggio non era abbastanza ampio per due e lottando contro la claustrofobia dovuta a queste piattaforme che si alzano dovunque al di sopra di noi. La tremenda camera era quasi vuota; le altre prigioniere dovevano essere fuori, divise in varie squadre di lavoro. Finalmente la guida ci indicò una piattaforma al secondo piano, al centro di un grande blocco. Per raggiungerla dovevamo salire in piedi sul piano inferiore, sollevarci su e quindi strisciare attraverso altre tre piattaforme coperte di paglia per raggiungere quella che dovevamo dividere con... quante altre? Il piano al di sopra del nostro era troppo stretto per permetterci di stare sedute. Giacevamo sdraiate, lottando contro la nausea che ci provocava la paglia in putrefazione. Potevamo udire le donne giunte con noi mentre trovavano i loro posti. Improvvisamente balzai su colpendo con la testa il piano al disopra del nostro. Qualche cosa aveva pizzicato la mia gamba. "Pulci!" gridai. "Betsie, questo posto è infestato di pulci!" "Qui! E qui un'altra!" lamentai. "Betsie, come possiamo vivere in un posto simile!" "Facci vedere come... Facci vedere come", era detto in modo così naturale che mi ci volle un attimo per rendermi conto che stava pregando. Per Betsie sembrava scomparire sempre più la distinzione fra la preghiera e il resto della vita. "Corrie!" disse eccitata. "Ci ha dato la Sua risposta! Prima che glielo chiedessimo, come Egli fa sempre! Nella Bibbia, questa! Dov'era? Leggi di nuovo quella parte!" Scrutai attraverso il lungo oscuro passaggio per accertarmi che nessuna guardia fosse in vista, quindi estrassi la Bibbia dalla sua custodia. "Era nella Prima Lettera ai Tessalonicesi" dissi. Eravamo alla nostra terza completa lettura del Nuovo Testamento" da quando avevamo lasciato Scheveningen. Nella debole luce girai le pagine. "Ecco qui: ...confortate gli scoraggiati, sostenete i deboli, ad essere longanimi verso tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi procacciate sempre il bene gli uni degli altri, e quello di tutti". Sembrava scritto appositamente per Ravensbruk. "Va avanti", disse Betsie. "Non era tutto qui". "Oh, sì: ... gli uni degli altri, e quello di tutti. Siate sempre allegri; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso voi" (1 Tessalonicesi 5:14-18). "E' questo, Corrie! Questa è la Sua risposta: in ogni cosa rendete grazie! Ecco quello che possiamo fare. Possiamo incominciare proprio adesso a ringraziare Dio per ogni cosa in questa nuova baracca!" La fissai, quindi guardai intorno a me nella tetra camera dall'aria putrida. "Per che cosa per esempio?" dissi. Betsie: "per esempio per essere state qui insieme. Per la Bibbia che hai nelle tue mani!" Guardai la Bibbia. "Sì! Ti ringrazio, Signore, che quando siamo entrate qui dentro non ci sia stata ispezione! Grazie per tutte le donne che qui in questa stanza ti incontreranno grazie a queste pagine": "Sì", disse Betsie: "Grazie per lo stesso affollamento che c'è qui. Dal momento che stiamo così strette, tante più donne udranno la tua Parola!" Mi guardò con occhi espressivi in attesa di una mia parola. "Corrie!", mi disse vedendo che non parlavo. "Oh, si va bene risposi: Grazie per le folle ammassate, fitte e soffocanti". "Grazie" Betsie continuò serenamente, "per le pulci e per..." Le pulci!! Questo era troppo! "Betsie, neanche Dio potrebbe rendermi grata per una pulce!!" "Rendete grazie in ogni cosa" citò. "Non dice in piacevoli circostanze. Le pulci sono parte di questo luogo in cui Dio ci ha posto". E così stavamo sdraiate fra i tavolati e rendevamo grazie per le pulci. Ma questo volta ero sicura che Betsie avesse torto. Incominciarono ad arrivare poco dopo le sei le donne della baracca 28, stanche, inzuppate di sudore e sporche per il lungo lavoro forzato. L'edificio, come poi venimmo a sapere da una delle nostre compagne in piattaforma, era stato progettato per quattrocento. Adesso ci dormivamo in 1400, sistemate lì a quelle che arrivavano settimanalmente man mano che i Campi di concentramento in Polonia, in Francia, in Belgio e in Austria, come pure in Olanda, venivano evacuati verso il centro della Germania. Eravamo in nove donne, ora, a dividerci questo quadrato normalmente previsto per quattro, e alcune brontolavano quando scoprirono che avrebbero dovuto far posto a Bestie e me. Otto latrine luride e traboccanti dovevano servire all'intera camerata; per raggiungerle dovevamo strisciare non soltanto sulle nostre compagne di letto ma anche su quelle delle altre piattaforme. Qui non c'era un linguaggio comune e costantemente scoppiavano liti fra gente esausta e malnutrita. La sera a causa di aprire o chiudere le finestre, sentimmo urla furibonde, e udimmo il suono di zuffe, botte, bestemmie e singhiozzi. Nell'oscurità sentii le mani di mia sorella Betsie stringere le mie. "Signore Gesù" disse ad alta voce "manda la tua pace in questa camerata. Qui si è pregato troppo poco. Le stesse mura lo sanno. Ma tu vieni, Signore, lo lo spirito della discordia non può sussistere". Il mutamento fu graduale ma netto. Uno dopo l'altro i toni irati cessarono. Quando avevamo tempo nella camerata, leggevamo la Bibbia ad alta voce, poi c'era chi traduceva in polacco, francese, olandese, russo, ceco eccetera. Ogni giorno c'erano conversioni al Signore, il Signore toccava i loro cuori e molte donne piangevano dalla gioia per aver incontrato Gesù, benché stessimo in un posto molto somigliante all'inferno. Sulle prime Betsie ed io promuovevamo questi incontri con grande paura. Ma visto che passava una notte dopo l'altra senza che nessuna guardiana mai si avvicinasse a noi, diventammo più ardite. Erano così tante, ora, quelle che volevano unirsi a noi, e ascoltare nostro Signore attraverso le pagine del Nuovo Testamento. Tuttavia nella grande camera-dormitorio non c'era quasi nessun controllo. Non capivamo il perché. ...Una sera tornai più tardi alla baracca da un'incursione fuori dalle mura per raccogliere legna da ardere. Un leggero strato di neve copriva il terreno ed era difficile trovare i rami e i tronchi con i quali si faceva funzionare in ogni camera una piccola stufa. Bestie mi aspettava come sempre, in modo da poter fare assieme la fila per il pasto. I suoi occhi scintillavano. "Sembri straordinariamente soddisfatta di te", le dissi. Betsie mi rispose gioiosa: "Sai che non avevo mai capito perché avevamo tanta libertà nella camerata? Ebbene, ora lo so". Quel pomeriggio, disse, c'era stata confusione nel gruppo di lavoro per le dimensioni dei calzini ed avevano chiamato la sorvegliante perché venisse a dirimere la questione. "Ma non non volle entrare. Non voleva passare attraverso la porta, e neanche le guardiane. E sai perché? Betsie non poteva nascondere il trionfo dalla sua voce. "Corrie, Corrie, a cusa delle pulci! Ecco quello che hanno detto. Quel posto è brulicante di pulci!" La mia mente tornò indietro alla nostra prima ora in quel luogo. Ricordai il capo chino di Betsie, ricordai il suo ringraziamento a Dio per creature come le pulci, di cui non riuscivo a vedere l'utilità.
Corrie ten Boom
Le pulci furono lo strumento nelle mani di Dio per portare la salvezza a centinaia di prigioniere in un campo di concentramento in Germania. Dio è incredibile, Egli usa chi vuole e come vuole per portare a compimento i Suoi piani. Dio fece parlare un'asina, Dio può far dire cose alle pietre, Dio può usarsi perfino delle pulci affinché il Suo piano vada a buon fine. Basta solo credere che Egli "E'" il Signore dei signori e con lui si può tutto. Amen
Ferrentino Francesco La Manna
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