Era l'11 Aprile del 1989 quando sentii la mia ragazza da Santa Cruz di Tenerife in Spagna: fu un addio, ci salutammo e mettemmo giù le cornette del telefono. Un anno dopo. L'11 aprile del 1990 verso le otto di sera, dopo aver preparato tutti i miei bagagli per partire all'indomani per Guatemala City, squillò il telefono. Ero sicuro che erano i miei amici che mi volevano salutare ma con mia grande sorpresa era di nuovo lei, la mia ex da Tenerife.
Scambiammo due parole e poi gli dissi che dovevo partire per il Guatemala l'indomani e che forse al ritorno l'avrei chiamata. Il fatto mi turbò molto, tanto da dormire poco la notte. La mattina dall'aeroporto di Roma Fiumicino presi l'aereo per Madrid dove facevo scalo. Sull'aereo ero seduto sul lato destro del TG9, corsia centrale vicino al corridoio; il posto accanto a me era libero mentre quello vicino al finestrino, c'era un signore. Io cercavo di mettere insieme due parole su di un foglio di carta per poi spedire il tutto alla mia ex una volta giunto a Madrid. Ma niente, scrivevo e stracciavo fogli. Il signore vicino al finestrino mi fece una domanda: "Dov'è diretto?" - "Vado in Guatemala" risposi. Lui come sapesse tutto mi disse: "Non scriva niente, vada a Guatemala e poi al ritorno ci pensi". Pensandoci su gli risposi: "Grazie", e buttai tutto nel cestino. Non so ma anche dopo anni penso che Dio si sia usato di lui o che forse quella persona fosse un angelo! Mah, un giorno lo saprò. Dopo 25 ore circa fra volo e fermate negli aeroporti arrivai a Guatemala City dove credevo mi aspettasse mio zio che però non venne e rimasi ad aspettarlo per diverse ore. Avendo capito che sicuramente si era dimenticato di me, mi misi alla ricerca del suo ristorante che si trovava a 50 km dalla capitale, ad Antigua Guatemala. Così dopo circa 30 ore potetti riabbracciare mio zio. Avevo i piedi gonfi (avevo un paio di stivali) e tanta voglia di un letto, oltre al fatto che c'erano otto ore di fuso orario e quindi potete immaginare il jet lag. Ma in quel posto antico e stupendo c'era "la Semana Santa" che da noi in Europa è conosciuta come la pasqua. Le strade erano tutte ricoperte di stupendi fiori colorati, tutti incastrati l'uno nel altro, formando dei tappeti colorati. Un incanto! Nonostante la stanchezza e dopo aver conosciuto mio cugino Vincenzo Tommaso, aspettammo che passasse la processione. In quel momento si avvicinò una ragazza e mi domandò in lingua spagnola: "Scusa sai a che ora passa la processione?" Gli risposi che non sapevo in quando ero appena arrivato dall'Italia. Poi tra una parola e l'altra facemmo amicizia e insieme ad altre sue amiche mangiammo una pizza insieme. Mi piaceva, era una ragazza semplice molto carina, educata e molto dolce, studiava legge e proprio quel giorno insieme alle sue amiche decise di prendersi una pausa per andare all'Antigua. Nella mia mente già scomparse l'idea di andare a trovare alla mia ex a Tenerife e nel frattempo mi godevo la mia vacanza con mio zio. Dopo qualche giorno mio zio si ammalò di una forma di bronchite e dovemmo portarlo in ospedale. Nel frattempo io presi il posto alla cassa per aiutare mio zio e quindi era Jeanett (così si chiama la ragazza di cui vi parlavo poc'anzi) che ogni tanto veniva al ristorante. Una domenica andai a trovarla a Guatemala City, nella capitale dove viveva. Con la sua macchina lei mi portò in un grande parcheggio dove si fermò e mi disse:"Oggi è domenica e io la domenica vado in chiesa, quindi se vuoi accompagnarmi te ne sarei grata". Senza pensarci su due volte gli risposi: "Si". Anche se per me era una cosa rara andare in chiesa, il desiderio lo avevo sempre avuto in quando io vivevo vicino ad una parrocchia cattolica anche se raramente ero entrato in chiesa. Quando entrammo in chiesa, mi accorsi che era diversa dalla chiesa cattolica: infatti era una chiesa evangelica. Domandai solo:"Credete in Dio? A Gesù?" "Si certo" mi rispose. Da quel giorno mi regalò una Bibbia, mi insegnava i Salmi, i versetti biblici e via tutto il resto, era la prima volta che vidi una Bibbia da vicino benché era in lingua spagnola. Ritornai in Italia e non pensai più alla mia ex: stavo in contatto adesso con la mia nuova ragazza, poi ritornai a giugno e la sposai. Lessi quasi tutta la Bibbia, ma non ero ancora convertito, avevo una bella moglie, un figlio dolce, bello e intelligente, una casa, un lavoro sicuro, ma quando ritornavo la sera a casa ero sempre tormentato da un non so cosa. Ogni giorno mi mettevo con una biro e un pezzo di carta e dicevo a me stesso: "Questo non mi manca, quest'altro nemmeno, quest'altro ancora pure", finché una sera mentre mia moglie cucinava e mio figlio giocava nel box, dissi a mia moglie "Vado un momento in salotto" e feci quello che non avevo mai fatto, mi inginocchiai e dissi due parole: "Dio perdonami!" vidi una luce immensa nei miei occhi anche se la luce della sala era spenta, e un senso di pace invadere il mio essere, era bello, bello e inspiegabile. Tornai in cucina e abbracciai mia moglie e mio figlio. Ero nato a nuova vita, ero un figliuolo di Dio, lavato col sangue di Gesù. Sono passati quasi 25 anni e anche mio figlio è stato salvato, battezzato in acqua e Spirito Santo, mia moglie è sempre al mio fianco, e molte cose sono cambiate ma Gesù nella mia vita è sempre lo stesso, un AMORE UNICO. Amen
ALLELUIA!!!! Gloria a DIO!!!!!
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