"Mamma, è domani che tagliano papà?" - La vocetta veniva dalla stanza in cui i miei quattro angioletti avrebbero dovuto essere già profondamente addormentati. Invece Daniele era sveglio e appoggiato alla ringhiera del suo lettino. "Si, tesoro. Domani il dottore fa un'operazione a papà e lo fa stare bene di nuovo." "E se muore?" "No, non credo che morirà. Gesù penserà a fare andare tutto bene." "Ah, meno male." E il bambino si mise giù a dormire beato. Per lui, il problema era risolto. Ma non per me. Stavamo attraversando un periodo molto difficile. Mio marito era appena uscito da un lungo periodo di depressione fisica e psicologica, di cui non siamo mai riusciti a individuare la causa. Ora aveva bisogno di una grossa operazione. I bambini erano tutti piccoli.
Il lavoro doveva continuare con le scadenze. Le varie responsabilità nella chiesa dovevano essere rispettate. Molte volte, durante l'esaurimento, avevo avuto paura che mio marito avesse qualche male nascosto e non diagnosticato e che sarebbe morto. Molte volte, durante la notte, ero rimasta sveglia a pensare come sarebbe stata la vita senza di lui e coi bambini da crescere e da curare. Ma, quel giorno, prima dell'operazione, non avevo pensato a niente di così tragico. Con le capacità del chirurgo e l'aiuto del Signore, che cosa c'era da temere? Perciò avevo fatto i miei piani per passare la sera con mio marito e per assisterlo il giorno dopo. Però, anche prima che Daniele mi facesse quella domanda fatale: "E se muore?" - una pulce nell'orecchio me l'aveva messa una monaca dell'ospedale - "Signora, ce l'ha la pensione?" - mi aveva chiesto con il tatto di un ippopotamo. "No, non sono ancora in età da pensione!" avevo risposto. "Ma, sa, se suo marito domani dovesse restare sotto i ferri... Con tanti bambini, come farebbe?" "Il Signore si curerebbe di noi. Ne sono sicura." "E brava lei! Fa bene a avere fede. Ma Dio è nel cielo e qui sulla terra ci siamo noi a combattere... In ogni modo, le auguro buona fortuna!" Uscii dalla clinica ridendo e pensando che, forse, mettevano quella brava suora a fare la guardia di notte, in modo che non avesse contatto con troppa gente bisognosa di incoraggiamento. Poi, però, mettendo le sue parole in relazione con la domanda di Daniele, un pensiero mi colpì: e se il Signore volesse prepararmi a un'eventualità molto seria? E se davvero mi volesse far capire che sarei rimasta vedova con quattro bambini piccoli? Se... se... se... Mi misi a letto, ma senza prendere sonno. Piangevo. Mi rigiravo sotto le coperte. Smaniavo. Mi preoccupavo. Cosa orrenda: non riuscivo neppure a concentrarmi abbastanza per pregare. I pensieri si accavallarono troppo. Dopo tanti mesi di problemi, mi sembrava di non farcela più e di non avere più forza. "No, no, Signore. Non potrei sopportare di restare vedova. Non ce la farei... Già mi pareva di non farcela più neppure ora!". Dopo un po' di tempo la "piccola voce tranquilla" del Signore, come la chiama la Bibbia, si fece sentire. "Sono stato con te nei mesi passati?" "Si, Signore." "La mia forza ti è stata sufficiente per ogni giorno?" "Si, Signore." "E la mia grazia?" "Si anche quella." "E, allora, perché pensi che dovrei cambiare? Io ho amato te, i tuoi figli, tuo marito e continuerò a amarli. Il mio amore è eterno." Poi, come in un film, mi sono passati davanti agli occhi gli anni felici del nostro matrimonio, la venuta dei bambini, le vacanze passate, i viaggi fatti per andare a spiegare il Vangelo a chi non lo conosceva, le risposte a tante preghiere, la provvidenza per supplire a tanti bisogni. Era vero: Dio mi aveva dato tanto. Così piano piano, ho cominciato a calmarmi e lodare. La gratitudine ha preso il posto della preoccupazione. La calma ha sostituito l'angoscia e l'agitazione. Erano una pace e una calma che non dipendevano dalle circostanze, ma dal sapermi amata, accettata, protetta dal Signore, dal padre celeste. Una pace, che, come dice la Bibbia, davvero <<passava ogni comprensione>>. Sì, la forza del Signore e la dignità, derivante dal mio rango di figlia di Dio, potevano essere il mio "manto" anche in un giorno di prova come quello. Tutto questo succedeva circa 40 anni fa. Non sono rimasta vedova e, per la cronaca, l'operazione di mio marito è stata un successo. E non è stata neppure l'ultima.
Il lavoro doveva continuare con le scadenze. Le varie responsabilità nella chiesa dovevano essere rispettate. Molte volte, durante l'esaurimento, avevo avuto paura che mio marito avesse qualche male nascosto e non diagnosticato e che sarebbe morto. Molte volte, durante la notte, ero rimasta sveglia a pensare come sarebbe stata la vita senza di lui e coi bambini da crescere e da curare. Ma, quel giorno, prima dell'operazione, non avevo pensato a niente di così tragico. Con le capacità del chirurgo e l'aiuto del Signore, che cosa c'era da temere? Perciò avevo fatto i miei piani per passare la sera con mio marito e per assisterlo il giorno dopo. Però, anche prima che Daniele mi facesse quella domanda fatale: "E se muore?" - una pulce nell'orecchio me l'aveva messa una monaca dell'ospedale - "Signora, ce l'ha la pensione?" - mi aveva chiesto con il tatto di un ippopotamo. "No, non sono ancora in età da pensione!" avevo risposto. "Ma, sa, se suo marito domani dovesse restare sotto i ferri... Con tanti bambini, come farebbe?" "Il Signore si curerebbe di noi. Ne sono sicura." "E brava lei! Fa bene a avere fede. Ma Dio è nel cielo e qui sulla terra ci siamo noi a combattere... In ogni modo, le auguro buona fortuna!" Uscii dalla clinica ridendo e pensando che, forse, mettevano quella brava suora a fare la guardia di notte, in modo che non avesse contatto con troppa gente bisognosa di incoraggiamento. Poi, però, mettendo le sue parole in relazione con la domanda di Daniele, un pensiero mi colpì: e se il Signore volesse prepararmi a un'eventualità molto seria? E se davvero mi volesse far capire che sarei rimasta vedova con quattro bambini piccoli? Se... se... se... Mi misi a letto, ma senza prendere sonno. Piangevo. Mi rigiravo sotto le coperte. Smaniavo. Mi preoccupavo. Cosa orrenda: non riuscivo neppure a concentrarmi abbastanza per pregare. I pensieri si accavallarono troppo. Dopo tanti mesi di problemi, mi sembrava di non farcela più e di non avere più forza. "No, no, Signore. Non potrei sopportare di restare vedova. Non ce la farei... Già mi pareva di non farcela più neppure ora!". Dopo un po' di tempo la "piccola voce tranquilla" del Signore, come la chiama la Bibbia, si fece sentire. "Sono stato con te nei mesi passati?" "Si, Signore." "La mia forza ti è stata sufficiente per ogni giorno?" "Si, Signore." "E la mia grazia?" "Si anche quella." "E, allora, perché pensi che dovrei cambiare? Io ho amato te, i tuoi figli, tuo marito e continuerò a amarli. Il mio amore è eterno." Poi, come in un film, mi sono passati davanti agli occhi gli anni felici del nostro matrimonio, la venuta dei bambini, le vacanze passate, i viaggi fatti per andare a spiegare il Vangelo a chi non lo conosceva, le risposte a tante preghiere, la provvidenza per supplire a tanti bisogni. Era vero: Dio mi aveva dato tanto. Così piano piano, ho cominciato a calmarmi e lodare. La gratitudine ha preso il posto della preoccupazione. La calma ha sostituito l'angoscia e l'agitazione. Erano una pace e una calma che non dipendevano dalle circostanze, ma dal sapermi amata, accettata, protetta dal Signore, dal padre celeste. Una pace, che, come dice la Bibbia, davvero <<passava ogni comprensione>>. Sì, la forza del Signore e la dignità, derivante dal mio rango di figlia di Dio, potevano essere il mio "manto" anche in un giorno di prova come quello. Tutto questo succedeva circa 40 anni fa. Non sono rimasta vedova e, per la cronaca, l'operazione di mio marito è stata un successo. E non è stata neppure l'ultima.
M.J.Standridge de Giustina
Francesco La Manna
Storie di Fede Vissute
Francesco La Manna
Storie di Fede Vissute
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