venerdì 29 maggio 2015

Avere desiderio per la causa di Cristo!

Nell'Africa occidentale ho conosciuto un ragazzo, figlio di uno stregone, che frequentava la chiesa di missione cristiana. Una sera andò al culto e fu salvato; la sera seguente tornò e il Signore lo battezzò nello Spirito Santo. Suo padre andò su tutte le furie. Quel giovane conosceva cinque lingue diverse, parlava e scriveva anche in inglese, e segui il missionario diventandone il portavoce, ma ogni giorno la collera di suo padre aumentava. Una sera, questo giovane tornava da una riunione, quando suo padre e tre suoi amici lo afferrarono, lo portarono in un posto buio e buttarono sul suo viso del veleno costringendolo anche ad ingoiarlo finché pensarono che fosse morto, poi fuggirono via. Ma gloria a Dio, non morì, riuscì a sopravvivere, i suoi occhi erano stati bruciati, ma non venne meno. La sua voce era completamente scomparsa, non pronuncerà mai più una parola in tutta la sua vita. Andò alla missione, bussò alla porta del missionario lo fece entrare e lo curò fino a ristabilirlo, ma la sua voce non tornò, aveva perduto la parola; conservava ancora, però, un grande desiderio nel cuore. Un giorno scrisse su un pezzo di carta: "Grazie per avermi aiutato; voglio predicare, ma non ho più voce. Voglio vedere la mia gente salvata, pregate per me!". Quella sera una donna in California chiamò il pastore della comunità che frequentava e gli disse: "Ho poche centinaia di dollari e Dio mi suggerisce qualcosa, e spero che sia Dio perché è sciocco quello che farò, sembra una follia, ma avverto la necessità di recarmi in negozio per comprare un certo tipo di strumentalizzazione elettronica e inviarla presso questa missione in Africa occidentale". Il pastore disse: "Bene, ti aiuterò". Era solo una strumentalizzazione, né il pastore né la sorella potevano sapere il motivo per cui dovevano comprarla e spedirla in Africa, ma comunque lo fecero. Erano delle semplici apparecchiature per registrare, del tipo antico, e bisognava seguire delle precise istruzioni perché potessero funzionare. Perciò, il missionario prese i migliori cantanti, i migliori predicatori e cominciava a registrare, a cantare, a pregare, a predicare. Ora avevano soltanto bisogno di un fonografo di quelli a carica per ascoltare i dischi sui quali avevano inciso il parlato. Chiamarono il ragazzo che era senza voce: "Abbiamo un regalo per te". E gli mostrarono l'apparecchio. "Questa è la risposta", disse il giovane a gesti. "Quando posso avere a disposizione la valigetta?". "E' tua", gli dissero. "Puoi prenderla proprio ora". Afferrò il fonografo insieme ai dischi e cominciò a girare nei dintorni, per tutti i villaggi conosciuti. Villaggio dopo villaggio, collegava il fonografo e la gente ascoltava il canto, la predicazione e poi l'invito alla salvezza. Piangevano e poi cominciavano a farsi avanti rispondendo all'appello, cadevano sulle loro ginocchia e il giovane imponeva loro le mani. Il Signore salvava e battezzava con lo Spirito Santo perché quest'uomo, questo giovane africano, aveva un desiderio ardente che non venne mai meno nel suo cuore. Il desiderio non venga mai meno nel vostro cuore!

Charles Greenway
Francesco La Manna
Storie di Fede Vissute

lunedì 25 maggio 2015

Dalla droga a Cristo Gesù!

Fu nel 2006 quando la polizia venne ad arrestarmi. Mi intercettarono per via telefonica, sia a me che ad altre ventitré persone: fummo mandati in carcere per spaccio di droga. Mio marito era già detenuto già da quattro mesi nel carcere di Salerno. Fu colto in fragrante mentre trasportava 78 kg di droga pura. La mia vita e quella di mio marito era una vita fatta di illeciti e droghe. Viaggiavamo spesso per il mondo facendo i corrieri internazionali della droga. Non ero mai stata arrestata e mai fatto un giorno di galera. Ma quando la porta della cella si chiuse alle mie spalle, precipitai in un tunnel buio e sentii che mi cadde il mondo addosso. La mia preoccupazione era mio figlio di sei anni, mi rimasero registrati nella mia mente i suoi occhi spaventati quando vide che mi portarono via.

martedì 19 maggio 2015

Kaboo l'uomo di Dio.

Si chiamava Kaboo e suo padre era il capo di una tribù dell'etnia Kru, che popolava la foreste occidentali della costa d'Avorio. Kaboo era il figlio maggiore e l'erede al trono, ma questa prospettiva non rese più facile la sua vita. Infatti, in quelle zone vigeva l'usanza che il capo tribù sconfitto in guerra dava il proprio primogenito in pegno ai vincitori, o meglio in ostaggio. Quando Kaboo era ancora ragazzo, suo padre fu sconfitto ben due volte nelle guerre con le tribù vicine, così in tutte e due le occasioni Kaboo finì ostaggio del capo vittorioso. Il padre era sempre riuscito a pagare il suo riscatto. Anni dopo la sua tribù fece guerra ad un'altra tribù vicino, e anche questa volta Kaboo fu preso in ostaggio. Per ben due volte il padre si recò al villaggio del capo tribù per barattare il prezzo del figlio, ma quello che offriva risultava essere sempre troppo poco. Per il povero Kaboo diventò una vera e propria tortura. Lo frustavano davanti ad uno della sua tribù che poi dopo doveva riferire tutto al padre di Kaboo.

mercoledì 13 maggio 2015

Autostima

Una storia Africana narra di una tribù primitiva in cui gli uomini acquistavano le loro mogli dando in cambio del bestiame ai genitori. Una donna di media bellezza poteva valere due mucche, una donna eccezionalmente attraente poteva valerne tre, mentre la famiglia di una donna meno desiderabile ne riceveva solo una. Un giorno un ricco e attraente pretendente giunse nel villaggio in cerca di una moglie, e allora tutte le famiglie sfoggiarono le loro figlie in età da marito. Furono tutti sorpresi, però, quando l'uomo dichiarò di aver deciso di negoziare con la famiglia di una giovane donna scialba e piuttosto goffa. La gente pensò: " Probabilmente sta cercando di fare un affare", e si chiedeva se l'uomo avrebbe offerto galline invece che mucche. Lasciando tutti di sasso, l'uomo offrì ai genitori della ragazza sei mucche in cambio della loro figliola, e subito partì con lei per una luna di miele. Quando ritornarono, alcuni mesi dopo, nessuno riconobbe la sposa novella. Non c'era traccia delle spalle curve e degli occhi spenti. Era un'altra persona, irradiava bellezza e sicurezza di sé. No, suo marito non le aveva pagato dei trattamenti estetici o lifting. Aveva cominciato la relazione con lei dimostrandole concretamente che lei era importante e preziosa ai suoi occhi. Lei aveva cominciato ad assumere quel nuovo ruolo, a vedersi come lui la vedeva, e per tutto il resto della vita fu considerata con rispetto dai suoi amici: una donna che vale sei mucche. Dio vede i Suoi figli non che valgono tre o sei mucche, ma come coloro che valgono tanto ai Suoi occhi. Ci ha donato il Suo regalo più prezioso, Gesù, più volgiamo lo sguardo verso di Lui, maggiore sarà la nostra autostima.

Miller
Storie di Fede Vissute
Francesco La Manna

martedì 12 maggio 2015

Il Killer silenzioso!

Ho iniziato a fumare che avevo meno di 14 anni, fumare mi piaceva. Era l'unico vizio che in casa mia era ammesso. Fumava mio padre, i miei zii e qualche sigaretta anche mia madre ogni tanto se l'accendeva. Incominciai a fumare davanti a miei a 16 anni, questo mi faceva sentire più uomo più "macho". Andare in discoteca con la sigaretta in bocca era più chic, più alla moda. Ma con gli anni il fumo, che è un killer silenzioso, oltre a togliermi il respiro, mi causava forti mal di testa. Poi vidi due miei zii morire per cancro ai polmoni a causa del fumo. Ma continuavo a fumare. Mi convertii al Signore e da quel giorno cercai con tutte le mie forze di eliminare questo vizio dalla mia vita, ma senza riuscirvi. Ogni qualvolta cercavo di intraprendere la via per eliminarlo, in me c'era un grande conflitto. Come sempre andavo a ricomprarmi le sigarette al tabacchino.

sabato 9 maggio 2015

Dove il peccato è abbondato, la Grazia è sovrabbondata.

Avevo tre anni quando persi mio padre, e sette anni quando mia madre lo segui. Mi ritrovai orfana e senza affetto, in quei posti bui di Napoli, dove non si vede il sole, anche quando il sole c'è. A undici anni già fumavo e a quindici già ero madre di una bambina. A sedici anni mi sposai con il padre di mia figlia, ma il matrimonio fu un inferno. Litigavamo sempre ogni santo giorno e, nonostante tutto ciò, ebbi altre due figlie. Dal vizio delle sigarette passammo al vizio della cocaina e ogni giorno ne volevamo sempre di più. Volevamo più droga, si, perché solo in quei momenti riuscivamo a non pensare alla nostra lurida vita che facevamo. Vivevo una vita molto triste e molto arrabbiata, e questo mi spinse a commettere ogni sorta di peccato. Guardavo le mie figlie ma non le desideravo, erano un peso per me. Anzi, me ne pentivo di averla fatte: "Perché sono venute al mondo?"

martedì 5 maggio 2015

Quando l'uomo ascolta il diavolo e non "Dio".

Era il 20 aprile 1999 quando Eric Harris e Dylan Klebold, degli studenti di 18 e 17 anni della Columbine High School, uccisero 13 persone e ne ferirono 24 prima di togliersi la vita. Le immagini dei due con i fucili automatici che si aggirano per i corridoi della scuola hanno fatto il giro del mondo. Quel gesto, che ha inghiottito per sempre la tranquillità quasi noiosa del paesino alle porte di Denver in Colorado, ha trasformato profondamente la vita di Craig Scott, uno studente scampato al massacro, fratello di Rachel, la prima vittima della follia omicida di Harris e Klebold. In memoria della sorella, Craig e la sua famiglia hanno fondato un'organizzazione non profit, Rachel's Challenge, per prevenire la violenza nelle scuole. Oggi, dopo 16 anni, Craig scrive una lettera ai due killer e ci chiede di pubblicarla: "Vi perdono perché Rachel l'avrebbe fatto".