Roy Dalton, uno dei più grandi missionari che abbiamo mai avuto, aveva speso molti anni a Cuba e quando le porte si chiusero andò in Spagna, quando in quegli anni c'era ancora la persecuzione contro gli evangelici. Quando lo incontravo in Spagna gli dicevo: "Roy, perché vuoi rimani qui, puoi andare altrove e vedere dei risultati", ma con le lacrime agli occhi mi rispondeva: "Dio interverrà e voglio rimanere qui per vedere l'opera Sua". Allora non c'era libertà di tenere delle riunioni, e in Italia i credenti ne sanno qualcosa di persecuzioni! Una mattina, non l'avevo visto per sei mesi, mentre mi trovavo a Bruxelles dissi a mia moglie: "Devo andare in Spagna, voglio incontrare Roy". "Ma perché?". "Non lo so"
. Partii, ci incontrammo a Malaga e come scesi dall'aereo lo vidi e piansi; era ridotto pelle e ossa, gravemente malato: un uomo robusto, che parlava lo spagnolo come uno spagnolo, il francese come un francese, che aveva una bellissima voce, era un magnifico pianista, ora era sofferente: "Ti devo portare a casa, Roy", dissi, "ti devo portare in America perché la tua famiglia non mi perdonerebbe mai, tutti i tuoi fratelli non mi perdonerebbero, le tue chiese non mi perdonerebbero". Lo riportai negli Stati Uniti e lo ricoverammo in una clinica a New York. Tre giorni dopo Roy mi chiamò al telefono e mi disse: "Fratello Greenaway, sono affetto da cancro, la malattia è ormai ad uno stato terminale. Ti chiamo per farti sapere che domani subirò un intervento chirurgico; certamente mi apriranno e mi richiuderanno, ma non importa quello che troveranno, riportami in Spagna. Sono uno dei primi uomini a cui hanno permesso di costruire una chiesa, riportami là, voglio esser presente alla dedicazione e battezzare quei credenti e quando morirò seppellitemi là, a Rotah". Quel credente aveva posto tutto sull'altare del Signore, aveva presentato se stesso come sacrificio vivente! Quante volte, ricordandolo, ho pregato: Signore aiutami ad essere la metà di quello che è stato lui". Chiamai l'ospedale tre giorni dopo che avevano operato il fr. Dalton e parlai col chirurgo: "Qual'è la diagnosi", chiesi. "Gli rimangono soltanto sei mesi di vita". "Potete aiutarmi?", dissi al medico, "devo convincere il comitato missionario ad inviarlo di nuovo nel campo di missione". Il medico mi rispose. "Senta pastore, io sono agnostico, non so nulla di questa vostra fede", poi ci fu una lunga pausa, pensavo che avesse attaccato il ricevitore, invece era ancora lì e mi disse: "Signor Greenaway, dite al vostro comitato che qui a New York abbiamo il corpo del vostro amico Dalton, ma i suoi pensieri e i suoi affetti sono in Spagna, fatelo tornare in Spagna perché possa vedere questa sua opera completata, prima di separarsi da questa vita". Dio non si può ingannare, Gesù stesso ha detto: "Dov'è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore" (Matteo 6:21). Dov'è il tuo tesoro?
. Partii, ci incontrammo a Malaga e come scesi dall'aereo lo vidi e piansi; era ridotto pelle e ossa, gravemente malato: un uomo robusto, che parlava lo spagnolo come uno spagnolo, il francese come un francese, che aveva una bellissima voce, era un magnifico pianista, ora era sofferente: "Ti devo portare a casa, Roy", dissi, "ti devo portare in America perché la tua famiglia non mi perdonerebbe mai, tutti i tuoi fratelli non mi perdonerebbero, le tue chiese non mi perdonerebbero". Lo riportai negli Stati Uniti e lo ricoverammo in una clinica a New York. Tre giorni dopo Roy mi chiamò al telefono e mi disse: "Fratello Greenaway, sono affetto da cancro, la malattia è ormai ad uno stato terminale. Ti chiamo per farti sapere che domani subirò un intervento chirurgico; certamente mi apriranno e mi richiuderanno, ma non importa quello che troveranno, riportami in Spagna. Sono uno dei primi uomini a cui hanno permesso di costruire una chiesa, riportami là, voglio esser presente alla dedicazione e battezzare quei credenti e quando morirò seppellitemi là, a Rotah". Quel credente aveva posto tutto sull'altare del Signore, aveva presentato se stesso come sacrificio vivente! Quante volte, ricordandolo, ho pregato: Signore aiutami ad essere la metà di quello che è stato lui". Chiamai l'ospedale tre giorni dopo che avevano operato il fr. Dalton e parlai col chirurgo: "Qual'è la diagnosi", chiesi. "Gli rimangono soltanto sei mesi di vita". "Potete aiutarmi?", dissi al medico, "devo convincere il comitato missionario ad inviarlo di nuovo nel campo di missione". Il medico mi rispose. "Senta pastore, io sono agnostico, non so nulla di questa vostra fede", poi ci fu una lunga pausa, pensavo che avesse attaccato il ricevitore, invece era ancora lì e mi disse: "Signor Greenaway, dite al vostro comitato che qui a New York abbiamo il corpo del vostro amico Dalton, ma i suoi pensieri e i suoi affetti sono in Spagna, fatelo tornare in Spagna perché possa vedere questa sua opera completata, prima di separarsi da questa vita". Dio non si può ingannare, Gesù stesso ha detto: "Dov'è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore" (Matteo 6:21). Dov'è il tuo tesoro?
Charles Greenway
Francesco La Manna
Storie di Fede Vissute
Francesco La Manna
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